La fondazione di Akrai antica la possiamo dedurre da Tucidide. Questi scrisse che venne fondata settant’anni dopo Siracusa, tra il 666 e il 664 avanti Cristo. Akrai ricopriva un ruolo culturale importante. Infatti Vincenzo Teodoro, nel suo libro Palazzolo Acreide tra realtà e leggenda, scrive che il ruolo culturale è provato dalla presenza di un Teatro all’aperto, la cui cavea offriva allo spettatore una delle visioni naturali più suggestive. “Teatro del Cielo” venne definito da Ettore Romagnoli che si apre a conchiglia sul declivio del terreno per volgere le fronti a tramontana (secondo i canoni classici tramandati da Vitruvio). Di Akrai si occupò il soprintendente di Siracusa Luigi Bernabò Brea. Nella relazione, pronunciata nel 1981 a Palazzolo Acreide durante una conferenza su “Lo stato patrimoniale dei beni archeologici di Palazzolo Acreide”, ci racconta la sua esperienza.
Akrai antica: ricordi acrensi
Bernabò Brea, nei suoi Ricordi Acrensi (Studi acrensi, I, 1980-83) narra che Akrai fu il primo centro archeologico di cui si era occupato dal 1941 in avanti. Bernabò Brea inizia il suo percorso studiando i monumenti attraverso libri conservati in biblioteca della Soprintendenza. Constatò che Akrai non veniva studiata da oltre un secolo. Gabriele Judica, il barone palazzolese si era occupato di portare alla luce il sito archeologico tantissimi anni prima. Per Bernabò Brea arrivare a Palazzolo da Siracusa a quei tempi era difficile e disagevole.
Akrai antica: i collaboratori
Ad un suo fidato collaboratore il professore Rosario Carta, Bernabò Brea affidò il rilievo dei monumenti di Akrai. Il Carta eseguì “i disegni del teatro, del Bouleuterion, delle latomie con le loro iscrizioni. Il Carta disegnò soprattutto i Santoni che costituiscono il maggior pregio della monografia su Akrai”. Un altro collaboratore fu il professore Giovanni Pugliese Carratelli il quale contribuì allo studio di Akrai per la parte epigrafica.
Persone amiche
Bernabò Brea rivolse un pensiero a tutte le persone che lo collaborarono nelle sue visite archeologiche palazzolesi. In primis l’Ispettore Onorario alle Antichità l’avvocato Alessandro Italia. Il nostro soprintendente lo descrive come un gentiluomo di vecchio stampo, di grande cultura, di grande liberalità, di grande umanesimo, che si interessava soprattutto alla storia di Palazzolo medievale e che ha lasciato pregevoli scritti, primo fra i quali La Sicilia Feudale. Ricorda con affetto il collaboratore Domenico Scialla fedele custode delle antichità e la moglie che lo ospitavano rendendogli piacevole il soggiorno a Palazzolo. Infine ricorda con affetto il custode in pensione Caracciolo.
Dopo la guerra
Terminata la guerra Bernabò Brea si dovette occupare del restauro e del riassetto dei complessi monumentali “sui quali era passata la guerra lasciando talvolta purtroppo tracce indelebili”. Il lavoro era immenso. Quindi affidò il compito alla dottoressa Clelia Laviosa per riassettare il complesso monumentale di Akrai. I lavori riguardavano il completamento dello scavo del bouleuterion “che era ancora in parte interrato. Continuarono lo scavo delle latomie extraurbane cioè i Templi ferali scoprendone nuove iscrizioni. Vennero restaurati i Santoni.
Testo intitolato Akrai
Tutto questo lavoro descritto in un libro intitolato Akrai, pubblicato nel 1956 grazie alla Società di Storia Patria di Catania. Dopo questa pubblicazione venne scoperto il tempio di Afrodite i cui studi però richiesero un impegno di studio notevole e per questo motivo la pubblicazione non poteva essere messa in atto. Il successore di Bernabò Brea il soprintendente Giuseppe Voza riuscì “a dare una luce nuova a questo complesso archeologico ampliando la visione e il campo delle ricerche”.