L’Italia è stato da sempre un Paese così ricco di arte e di storia che ad angolo della nazione oggi troviamo opere magnifiche e belle storie da raccontare legate ad esse. L’Annunciazione di Antonello da Messina, ad esempio, è un’opera commissionata in un piccolo centro come Palazzolo Acreide nel Quattrocento. Sebbene ora non si trovi più nel suo luogo originario, è interessante conoscerne la storia.
Capolavoro di ispirazione fiamminga
L’Annunciazione di Antonello da Messina è un dipinto ad olio su una tavola di tiglio di 180x180cm. E’ datata 1474. La scena descrive l’annunciazione della nascita di Cristo da parte dell’Arcangelo Gabriele (a sinistra) alla Vergine (a destra). La Madonna si presenta inginocchiata con le braccia incrociate, pronta a ricevere il lieto annuncio. E’ vestita con il tradizionale manto azzurro, disegnato le cui pieghe sono dipinte con grande maestria da Antonello. L’Angelo ha nella sua mano sinistra un giglio, coperto dalla colonna, ed è abbigliato riccamente, con una veste damascata e un diadema molto prezioso, tipici elementi d’ispirazione fiamminga.
Il dipinto denota un’attenzione meticolosa per l’architettura, descrivendo attentamente il soffitto a travi e l’architrave elegantemente decorato. Anche gli arredi sono resi con grande naturalezza. Il letto della Vergine nella stanza in secondo piano, l’inginocchiatoio adornato da un vaso da fiori e il merletto su cui sono appoggiate le Sacre Scritture denotano un’abilità descrittiva superlativa per quel particolare momento storico. Le due finestre sullo sfondo, assieme alla terza nella stanza sulla destra, giustificano la luminosità dell’opera, secondo la lezione dei fiamminghi (in particolare Jan van Eyck, che Antonello conobbe a Napoli durante gli anni della sua formazione).
Un tesoro ritrovato e restaurato
L’Annunciazione di Antonello da Messina fu commissionata nel 1474 al pittore dal sacerdote Giuliano Maniuni di Palazzolo Acreide. Il dipinto era destinato alla chiesa dell’Annunziata di Palazzolo, ma di esse non abbiamo notizie fino alla data del suo ritrovamento, nel 1897. A scovarla fu Enrico Mauceri, uno storico dell’arte siciliano, che in quel periodo aveva ricevuto il compito dal Museo Archeologico di Siracusa di redigere un catalogo delle opere della provincia siracusana.
Il dipinto si presenta in uno stato di conservazione veramente scadente, anche per via di maldestri interventi di riempimento relativi alle parti lacunose. Per fortuna la scena centrale è ben leggibile e l’attribuzione a una mano prestigiosa come quella di Antonello appare evidente ad occhi esperti. Nel 2006 l’Istituto superiore per la conservazione ed il restauro di Roma ha svolto un importante lavoro sul dipinto. L’opera, infatti, si trovava nella Capitale per una retrospettiva dedicata al pittore siciliano. Pazienti interventi di reintegro delle parti lacunose dell’opera hanno permesso una ancora maggiore leggibilità dell’opera. L’opera oggi è conservata nel Museo di Palazzo Bellomo a Siracusa e rappresenta senza dubbio uno dei dipinti più importanti realizzati nel Quattrocento in Sicilia.