Ha lasciato una chiesa aperta: lo ha detto nella sua omelia e così è stato. Sono state parole significative quelle di don Angelo Caligiore domenica sera nella sua ultima santa messa da parroco di San Sebastiano. Ed erano in tanti i palazzolesi presenti, nel rispetto delle disposizioni sulla sicurezza per l’emergenza Covid. Applausi e commozione durante i saluti finali, nel messaggio di Nello Blancato, nel saluto del sindaco Salvatore Gallo.
Applausi e commozione, le parole di Blancato
Al termine della celebrazione le parole di Nello Blancato, a nome di tutti i parrocchiani. “48 anni di parrocato nella stessa chiesa – ha detto-. Anche se non sono un record sono un eccellente traguardo. È arrivato il momento di lasciare, suo malgrado. Il rammarico non è solo il suo ma è di tutta la parrocchia che si stringe a lei con tanto affetto e riconoscenza. Ha resistito, resistito, resistito, finché ha potuto. Anche il lockdown le ha dato una mano e ha dilatato i tempi fino a questo momento. Tuttavia la sua non è una resa, questa parola non esiste nel suo vocabolario. Però, siccome è il tempo che regola la nostra vita, con esso dobbiamo fare i conti e non possiamo sottrarci al suo divenire e a tutto quello che comporta”.
Il legame con san Sebastiano e la Madonna Odigitria
Blancato ha poi ricordato la fede salda di don Angelo, il legame con San Sebastiano e la Madonna Odigitria. E poi la relazione con il suo quartiere e i suoi parrocchiani. “Sono stati questi (e lo sono ancora) – ha aggiunto – il collante che l’ha tenuto (e intimamente lo terrà sempre) inchiodato a questa mensa comunitaria per quasi mezzo secolo. Noi parrocchiani siamo a ringraziarla: siamo tutti cresciuti insieme a lei, non solo spiritualmente, ma anche negli anni”. Tanti applausi e commozione tra i presenti.
Blancato ha sottolineato la solidarietà e generosità che ha sempre caratterizzato il parroco. “Lei non è stato mai capace di dire di no a nessuno – ha rilevato-. La bombola del gas, la bolletta della luce, dell’ acqua, dieci euro per questo, dieci per quest’altro. Bisognava munirsi di segna coda nei dintorni della sua sacrestia: tanta gente in processione e non per voto o in pellegrinaggio. Lei è stato un prete dalle mani bucate, da questo punto di vista. E Dio gliene renderà merito”.
Un prete di ferro perché nei momenti difficile piuttosto che lo scoramento o la rassegnazione “ha tirato fuori grinta e determinazione, ha tirato fuori tutta la sua forza di sacerdote e di uomo per abbracciare con amore la croce di Cristo”. “Per noi tutti continuerà ad essere la testimonianza quotidiana e tangibile di come si possa seguire l’esempio di Cristo senza riserve, senza tentennamenti, con estremo coraggio: così fece il suo san Sebastiano, Testimone del Signore Gesù. Ciao padre Angelo e grazie di tutto”.
La festa solo rinviata
Al termine della celebrazione il comitato ha donato un quadro e 48 rose a don Angelo. E la festa non è saltata ma solo rinviata. Al 16 luglio data, del 53° anniversario del suo sacerdozio. “Per quella data siete tutti invitati presso la chiesa di san Francesco, in piazza Biblioteca”.