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Archeologia, al museo i tesori del territorio

Mostra di archeologia al museo Cappellani

Una mostra unica nel suo genere che offre allo spettatore un viaggio nell’archeologia. E’ stata inaugurata nei giorni scorsi l’esposizione “Akrai e il suo territorio. Materiali dai depositi” allestita negli spazi del Museo archeologico di Palazzo Cappellani a Palazzolo. Una mostra straordinaria di archeologia perché racchiude una raccolta di tesori. La si potrà visitare per un lungo periodo fino a marzo. E sarà così un viaggio nella storia. Ad inaugurarla le autorità, il direttore del Parco archeologico della Neapolis e Villa del Tellaro, Calogero Rizzuto, il direttore dell’unità operativa 2 del Parco, che si occupa di valorizzazione, Rosa Lanteri. Essi hanno spiegato il significato della mostra.

Inaugurazione Mostra di archeologia a palazzo Cappellani
Il momento dell’inaugurazione della mostra con il direttore del parco Rizzuto, il direttore dell’unità 2 Lanteri, il preside di architettura Messina e il sindaco Gallo

Archeologia su Akrai e sugli Iblei

Come spiegano gli organizzatori la mostra nasce dalla volontà di esporre i materiali custoditi nei depositi. Provengono sia dal Museo archeologico di Palazzo Cappellani che dal museo archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa. Si vuole applicare così il principio della rotazione dei reperti. Un modo per dare ai visitatori la possibilità di tornare a ri-visitare un museo. E così trovare sempre qualcosa di nuovo nel campo dell’archeologia da ammirare. “Non quindi un museo “statico”, con esposizioni cristallizzate e immutata nel tempo – spiega Lanteri -, ma un museo dinamico e in continua evoluzione”.

Una mostra di archeologia con quasi quaranta reperti

Un’esposizione straordinaria quindi. Infatti si è scelto di esporre, in alcuni casi per la prima volta alcuni reperti. Non solo i capolavori, ma oggetti comuni (quasi 40), che offrono uno spaccato della vita quotidiana degli antichi. Essi sono sia sotto l’aspetto materiale che quello spirituale, gettando luce oltre che sulla religione,  su credenze e superstizioni. Buona parte dei materiali proviene da Akrai, ci ha raccontato Lanteri, con pezzi recuperati dagli scavi di Judica (tra 1887 e 1888). Ma anche dagli scavi condotti dalla Soprintendenza BB.CC. AA di Siracusa fra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso.

Busto di Apollo e Artemide tra i reperti di archeologia esposti al museo
Tra i reperti esposti c’è quello che raffigura Apollo e Artemide

I reperti speciali custoditi al museo

Fra questi ultimi i materiali provenienti dallo svuotamento di una cisterna nell’area dell’abitato. Fra essi si segnala una lucerna in terra sigillata di produzione africana che presenta nella parte inferiore il bollo IVNI ALEXI. Da Akrai (scavo Judica 1887) proviene anche il blocco, che doveva essere inserito in un muro. Sulla cui faccia a vista è il bassorilievo, con funzione apotropaica, di un fallo alato e con zampe leonine e la scritta benaugurante “kai su”.  Dal territorio, e precisamente da Contrada Furmica, proviene il più antico dei pezzi esposti, la pelike a figure rosse con rappresentazione di una donna che si guarda allo specchio, fra due giovani, datata alla seconda metà del V sec.a.C. Lo straordinario livello artistico è testimoniato dall’efficacia con cui l’artista ha reso il riflesso del volto della donna nello specchio.

Reperti di archeologia al museo di Palazzolo
Una raffigurazione tra magia e religione

I reperti provenienti dalle contrade

Da contrada Serra Palazzo proviene il famoso rilievo con rappresentazione di Apollo ed Artemide (II sec.a.C.), appartenente, a seguito di acquisto, al vecchio fondo del Museo Archeologico Paolo Orsi, di cui presso il museo di Palazzo Cappellani era esposto un calco. Oggi è possibile invece, per la prima volta, ammirate l’originale. Da contrada Aguglia proviene anche una esemplificazione di piatti, pentole, coppe e brocchette (un vero e proprio servizio da tavola) recuperate dallo scavo di una fattoria tardo-ellenistica effettuato dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa negli anni ’60 del secolo scorso.

E c’è anche un’iscrizione magico religiosa

E’ uno dei reperti più recenti e proviene da contrada Aguglia e datato tra il V e VI secolo d.C. Si tratta di una iscrizione magico-religiosa, incisa su entrambe le facce di una lastra di calcare. E’ di difficile interpretazione poiché la lingua utilizzata non è il greco classico, ma la lingua parlata nelle campagne.  La lastra doveva essere seppellita nel campo per il quale il contadino chiede la protezione. Quindi facendo ricorso a simboli magici come la stella a cinque punte e quella ad otto raggi. Ma invoca nello stesso tempo Dio, Gesù e gli arcangeli MIXAIL e GAURIL, ossia Michele e Gabriele.

Nella tradizione giudaica i due arcangeli sono legati alla lavorazione della terra e alla maturazione dei frutti. Per cui l’iscrizione è testimonianza della presenza di una enclave giudaica nel territorio di Akrai. O di quel sincretismo religioso, tipico dell’epoca e soprattutto diffuso nelle zone periferiche, che fonde elementi pagani, giudaci e cristiani. La mostra si potrà visitare negli orari del museo. Ed è fruibile fino a marzo.

Archeologia, al museo i tesori del territorio ultima modifica: 2019-12-25T09:00:00+01:00 da Federica Puglisi

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