L’ottocento borbonico a Palazzolo è un periodo di trasformazioni sia politiche che sociali. L’ottocento palazzolese è un periodo poco studiato. La pubblicazione del professore Salvatore Greco L’Ascesa dei Notabili. Politica e società a Palazzolo Acreide nell’ottocento borbonico (Pungitopo, 2016), contribuisce a far conoscere questo periodo. Greco ha compiuto un viaggio partendo dalla stagione costituzionale del 1812 fino ad approdare all’Unità d’Italia. “L’esercizio di una professione, dice Greco, rappresenta per la prima volta il trampolino di lancio per l’ascesa politica e sociale”. In questa importante intervista, il professore Greco ci illumina riguardo questo particolare periodo storico palazzolese.
Professore Greco com’è nata la sua passione per la Storia Contemporanea?
La bellezza ed il fascino della Sicilia e della nostra realtà locale, in particolare, sono tali che ritengo sia quasi impossibile non provare almeno una certa curiosità per la sua storia. Curiosità non soltanto per l’epoca contemporanea, ma per le varie culture che nei millenni si sono avvicendate e ci hanno lasciato di sé tracce, spesso, importanti e tanto più suscettibili della nostra attenzione. Sin dai tempi del liceo, ho cercato di alimentare questa mia curiosità attraverso la lettura di saggi e articoli che parlassero di storia locale.
Quale argomento lo ha particolarmente interessato?
L’Ottocento, secolo complesso e affascinante, anche per il nostro territorio e la sua gente, mi ha sempre attratto. Fondamentale è risultato l’orientamento che mi hanno dato, a scuola, i miei insegnanti di Lettere. Difficilmente, credo, sarei riuscito a canalizzare i miei interessi verso una direzione chiara e ben definita e, cosa ancora meno scontata, acquisendo un metodo di indagine e ricerca, se non avessi avuto la fortuna di incontrare il professore Giuseppe Barone. A Lui chiesi, nel 2010, la tesi in Storia Contemporanea, materia che scelsi, non a caso, per la mia laurea specialistica nella medesima disciplina.
Qual erano le sue intenzioni?
Gli manifestai apertamente l’intenzione di sviluppare un argomento che riguardasse la nostra Palazzolo. Paese su cui molto è stato scritto per quanto riguarda la preistoria e la storia greca, molto meno, come sappiamo, sulle altre epoche. Poco, è stato scritto, in particolare sull’età della Restaurazione e del Risorgimento, che è centrale nel mio saggio. Al professore, che volle affiancarmi la dott.ssa Concetta Sirena, all’epoca dottoranda in Storia Contemporanea, per orientarmi nella ricerca d’archivio, riconosco il merito, grande ai miei occhi, di essere stato in grado di aiutarmi a trasformare una passione giovanile in qualcosa di più concreto e, mi auguro, in prospettiva, fruttuoso.
Nella sua monografia L’ascesa dei Notabili, parla di una nuova classe dirigente. Qual è il clima politico, a Palazzolo, nei cosiddetti “anni inglesi”?
Il primo Ottocento si caratterizza per una serie di riforme di primaria importanza nell’apparato statale sia a livello di governo centrale che locale. La Sicilia, “protettorato” inglese, negli anni 1810-1815, pur per ragioni politiche contingenti (anche il Regno di Napoli, esclusa appunto la Sicilia, era caduto nelle mani di Napoleone e la Gran Bretagna combatte anche una guerra “politica”), si dota nel 1812 di una Costituzione. Questa è per l’epoca all’avanguardia e pone le premesse per la fine del feudalesimo, anche nell’ambito dell’amministrazione locale.
L’Ascesa dei Notabili: per la prima volta cosa succede?
Nascono i consigli comunali ed i sindaci, di nomina reale, per la prima volta nella storia, sulla base di liste. Gli iscritti vengono individuati in base al censo, funzionali a determinare gli aventi diritto a svolgere la funzione di consigliere comunale. I consigli comunali e i sindaci possono governare la città grande o piccola che sia, senza più dovere essere soggetti al feudatario. Essi si devono attenere solo alle nuove regole della politica dettate dalla Costituzione appunto, che è modellata sul liberalismo inglese.
E’ un cambiamento epocale?
Si tratta di un cambiamento epocale, in quanto la legislazione eversiva della feudalità, mettendo progressivamente a disposizione dei nuovi ceti sociali economicamente attivi, ingenti quantità di beni fondiari, ne favorisce anche l’ascesa politica. Si accede alle cariche pubbliche, appunto, se si dispone dei requisiti di censo richiesti dalla legge. A Palazzolo, come in altre realtà isolane, si accende presto un’aspra competizione politico-elettorale tra “partiti” rivali e in lotta per la conquista dei nuovi spazi di potere.
Ascesa dei Notabili: il barone Cappellani tenta un colpo di mano ai danni di chi?
In occasione della compilazione delle liste per l’elezione dei consulenti (i consiglieri comunali dell’epoca) al Consiglio civico, il barone Ercole Cappellani, fresco della nomina a sindaco, tenta un colpo di mano ai danni della fazione aristocratica. Il Barone inserisce negli elenchi un certo numero di borghesi. Questi espressione di quei ceti sociali (possidenti, commercianti e piccoli proprietari terrieri), che, per la prima volta nella storia non solo locale, ma della Sicilia tutta, possono aspirare ad avere un seggio in Consiglio, avendone appunto i requisiti di rendita. Ne deriverà una lotta politica che, nel biennio 1813-1814, sarà destinata a cambiare profondamente gli equilibri politico-sociali anche nella nostra vivace cittadina.
L’”astro nascente”, nel mutato panorama politico, è il barone Ercole Cappellani: perché il suo è un ruolo chiave nel rinnovamento della classe politica?
Molti a Palazzolo, a cominciare dagli esponenti del ceto nobiliare, contestano aspramente il barone Cappellani. Ciò prefigura, in maniera chiara e inequivocabile, l’emergere, nella cittadina iblea, di due distinti “partiti”. Questi partiti sono espressione di altrettante istanze socio-economiche, che si profilavano all’interno dei due principali quartieri, costitutivi dell’impianto urbanistico di Palazzolo, l’uno di S. Paolo e l’altro di S. Sebastiano. Il marchese Paolo D’Albergo escluso, in un primo momento, dal diritto di avere un seggio in consiglio comunale, osteggia duramente il barone Cappellani. Il marchese si mette alla testa del “partito aristocratico”. Il D’Albergo, a colpi di ricorsi nei vari tribunali e di istanze al protonotaro del Regno, ribalterà nel 1814, la composizione del consiglio stesso. Egli estromette proprio quei borghesi da lui ritenuti incompatibili con il ruolo politico di consulente, nonostante disponessero dei requisiti di censo.
L’Ascesa dei Notabili: il barone Cappellani si dovrà dimettere?
Il dado, però, era tratto: Cappellani, anche se sarà costretto a dimettersi, riuscirà comunque ad insediare in maniera stabile e continuativa quella che è la prima “rete notabilare” della città. Sarà l’espressione di una famiglia emergente, quella sua appunto, che fonda il proprio potere su un doppio livello di risorse di partenza per il controllo dell’amministrazione della città. Doppio livello che riguarda: la base patrimoniale (il possesso della terra e del denaro) e quella relazionale (la parentela). Quest’ultima non esclude, anche solo per meri interessi personalistici, la presenza di esponenti di quel ceto “popolare” e borghese che tanto aveva scandalizzato la fazione “aristocratica”.
C’è una continuità, a Palazzolo, tra la classe politica in ascesa negli “anni inglesi” e quella che troviamo a partire dal 1817?
Le dinamiche di lotta tra “partiti” verranno in parte confermate nei decenni successivi. Verranno accentuate dai meccanismi di selezione della classe dirigente introdotti dalla riforma amministrativa borbonica, di impianto franco-murattiano, estesa alla Sicilia nel 1817. Ed è quanto avevo potuto già rilevare, mentre lavoravo alla tesi, sulla base dello studio statistico-quantitativo delle liste degli eligibili. Mi sono ancorato ad un filone di studi, già consilidato, di cui Barone è stato, tra l’altro, uno dei più autorevoli esponenti. Attraverso l’analisi delle liste, da cui si desumono importanti dati circa l’identità socio-economica dell’eligibile ed anche i legami parentali tra gli “allistati”, ho potuto riscontrare una variegata èlite politica, al cui interno troviamo una maggioranza di “possidenti” rispetto ai “professionisti”.
L’ascesa dei Notabili: qual è il dato comune ad altre realtà dell’isola?
Il dato comune a molte altre realtà isolane, come pure una vivace e ben rappresentata èlite di professionisti (medici, notai e avvocati, in primis) e, fatto non secondario, la presenza significativa, a partire dagli anni Trenta, di artigiani e, quindi, di alcune maestranze locali che, in conseguenza dell’apertura del mercato fondiario in quel periodo, maturano i requisiti di censo per potere aspirare alla carica di decurione (consigliere comunale) o alle altre cariche dell’apparato amministrativo dell’epoca e questo, a dimostrazione di una certa mobilità sociale, che sfata anche per Palazzolo, uno dei miti della storiografia di stampo liberale e marxista, secondo cui l’epoca preunitaria sia soltanto caratterizzata dall’immobilismo e dall’arretratezza socio-economica della Sicilia