La zona iblea vanta una varietà di funghi e di tartufi che grazie all’Associazione micologica akrense sono stati individuati e studiati. Il Dott. Giuseppe Adorno, in un suo articolo intitolato Il fungo nell’alimentazione, scrive: «Il fungo è conosciuto come alimento sin da tempi remoti. Infatti i greci lo consumavano anche in tutte le zone dell’Italia meridionale da essi occupate». Il fungo più amato era il pleurotus eryngii chiamato normalmente il “fungo del cardo”, conosciuto con il termine “Funcia di panicauru”. Con il Rinascimento, le mutate condizioni socioeconomiche e con l’invenzione della stampa vengono alla luce antichi scritti letterari, artistici, ma anche di botanica, che viene elevata a dignità di scienza. Infatti vengono stampati meravigliosi Herbarii. Ma la micologia è poco studiata.
Il progresso sullo studio sulla micologia
Soltanto nel 1700 il progresso sullo studio dei funghi venne iniziata da alcuni studiosi europei. Il fondatore della micologia moderna e autore di fondamentali scoperte micologiche possiamo dire che è Pierantonio Micheli. Infatti nel suo testo Nova plantarum genera descrisse più di 900 specie di funghi e con indagini microscopiche “osservò le lamelle e scoprì per primo le spore, i basidi (struttura unicellulare caratteristica dei funghi Basidiomiceti)e i cistidi(alcune cellule sterili tipiche di molti funghi basidimiceti).
L’associazione micologica Akrense: ce ne parla il dottor Paolo Caligiore
“Iniziai ad organizzare delle mostre micologiche – dice Paolo Caligiore – nel 1988, con l’associazione micologica Bresadola, gruppo di Siracusa, perché all’epoca ero socio del gruppo siracusano. Le primissime mostre le organizzammo a Buccheri, negli anni successivi circa tre mostre le allestimmo a Palazzolo sempre come gruppo micologico siracusano”. Dal 1996 come gruppo micologico Bresadola, è nato il gruppo di Palazzolo.
Lo scopo dell’associazione micologica
Lo scopo dell’associazione è la divulgazione della micologia a chi ha interesse per la materia, ma è rivolta a tutti. Dal 1996 abbiamo organizzato le mostre come gruppo Akrense, acquisendo il nome “Gruppo mico-naturalistico Akrense“. La dizione mico-naturalistico è stata voluta perché l’associazione vuole ampliare e spaziare i propri punti di vista anche alla natura in genere. Innanzitutto cercare i funghi è andare nei boschi. Visitare il bosco, come dice l’avvocato Baglieri, “sia di latifoglie che di conifere è sempre un godimento, una fonte di esperienze, è un rapporto con la natura intenso vuoi che si vada a cercare i funghi, vuoi che si attraversi per una semplice passeggiata”. Il bosco non è un luogo immobile, ma attorno a quegli alberi, a quei cespugli vi è una vita intensa di animali che trovano in quel luogo nutrimento e protezione.
L’associazione micologica akrense e l’Agri-Montana
Dal 1996 ad oggi (2019) siamo arrivati alla 25ª edizione come gruppo micologico akrense. Il dottor Caligiore ci tiene a dire che la mostra micologica organizzata dal gruppo palazzolese è alla genesi dell’Agrimontana. Spiega ancora che “dopo aver allestito le prime tre mostre micologiche e considerato l’interesse suscitato tra la gente, abbiamo pensato di associare qualche espositore. In seguito d’accordo con l’allora assessore al turismo Sigona, con il vicesindaco Scibetta e con la Proloco di Palazzolo, nella persona di Salvatore Tinè, abbiamo pensato, considerato che vi erano vari espositori, ad una manifestazione che abbiamo chiamato Agrimontana (allora il termine era tutto unito).
Sondaggio tra i visitatori dell’Agrimontana
Per i primi 10/15 anni abbiamo guidato la manifestazione, continua Caligiore. Poi assieme alla Proloco, con il dottor Tinè si è pensato a fare un sondaggio tra i visitatori dell’Agrimontana. Alla domanda: “cosa ti ha colpito di più?”, il 90% dei visitatori ha risposto: “la mostra micologica”. Questo per noi dell’Associazione è stato motivo di orgoglio”.
Associazione micologica akrense: scoperta del Tartufo
Intanto in questi anni abbiamo scoperto, nei primi giorni di aprile del 1992, per primi in tutto il meridione “Il tartufo”, nella zona limitrofa a Palazzolo Acreide. In un primo momento, dice Caligiore, abbiamo trovato il “nero estivo”, cioè il “Tuber aestivum”, in seguito “i neri invernali”, chiamati “Tuber brumale” e “Tuber melanosporum”, infine i bianchetti cioè i “Tuber borchii e suo gruppo. Dipasquale il 2 aprile 2019 ha presentato un disegno di legge per la valorizzazione del tartufo, compreso quello palazzolese.
Il Decreto-legge oggi è legge
Il parlamentare ha detto che “Coltivare il tartufo in Sicilia è possibile, vaste zone dell’isola sono microbiologicamente adatte alla proliferazione di questo pregiato fungo. E’ indispensabile, quindi, colmare il vuoto normativo in materia, dotando la Sicilia di una legge che punti alla tutela ed alla valorizzazione del prodotto, mutuando all’occorrenza le esperienze di altre regioni che già da tempo sfruttano le enormi potenzialità del tartufo”. Ci auguriamo – ha concluso il parlamentare – che il Parlamento siciliano comprenda l’importanza dell’iniziativa legislativa, elaborata grazie alla collaborazione del “Centro di ricerca tartufo e tartuficoltura Sicilia” e di alcune associazioni tra le quali il gruppo micologico akrense di Palazzolo Acreide. Il disegno legge del 2019 è successivamente divenuto legge.
Quali servizi al pubblico si prefigge l’associazione?
Lo scopo dell’associazione è divulgativo riguardo i funghi e le loro tipologie. Un servizio importantissimo che, come da regolamento, l’associazione svolge riguarda l’organizzazione dei corsi annuali di micologia, con lezioni teorico pratiche tenute da esperti che rilasciano un attestato. Dopo aver frequentato il corso, il comune rilascia un tesserino necessario per poter andare a raccogliere funghi. I corsi vengono svolti dall’associazione che da un paio d’anno per motivi organizzativi non sono stati espletati. (Attualmente si è aggiunto il covid che non ha dato possibilità di poter organizzare quei corsi).
L’ispettorato micologico
Un altro compito, dice Caligiore, è quello che oggi svolge l’Ispettorato micologico, istituito a Siracusa nel 2010 presso l’ASP, con funzioni di vigilanza, controllo e certificazione di commestibilità di funghi epogei spontanei. Presso l’ispettorato i funghi raccolti sono sottoposti a controllo nel più breve tempo possibile. Il controllo è effettuato anche nell’eventuale quantità lasciata a casa, perché potrebbe contenere specie diverse di funghi, da quelli commestibili a pezzi di funghi tossici o addirittura mortali. L’ispettorato, ed un tempo l’associazione micologica, eroga servizi di pubblica utilità nel settore micologico, quali: assistenza gratuita ai cittadini raccoglitori di funghi spontanei; rilascio della certificazione sanitaria che attesti la commestibilità della partita di funghi controllata, per i funghi spontanei destinati alla vendita al dettaglio.
La conoscenza dei funghi oggi
Caligiore continua dicendo che “oggi la conoscenza riguardo i vari tipi di funghi è più consapevole, ma all’inizio eravamo solo in due ad avere le competenze giuste e cioè io e l’ingegnere Carpino. Il servizio che noi effettuiamo è quello di tutelare la popolazione da funghi velenosi. Siamo quindi a disposizione di chi raccoglie funghi per aiutarli a riconoscerli. L’errore che capita comunemente, per esempio, è quella di scambiare il fungo chiamato normalmente dell’Olivo con il Cardarello. Quindi grazie all’associazione c’è una sensibilizzazione verso la conoscenza dei vari tipi di funghi. Per chi è nell’associazione tutto ciò è un hobby, che costa tanta fatica, ma è un piacere svolgere il servizio a salvaguardia della salute pubblica”.
Nei monti iblei si trova qualche fungo particolare?
Il dottor Caligiore ha ricordato il dott. Andrea Buda, morto prematuramente nel 2016 che con i soci dell’Associazione micologica di Siracusa ritrovarono nel 2012 il fungo chiamato Leucopaxillus agrippinae (Buda, Consiglio, Setti & Vizzini 2012) nella zona di Buccheri. L’habitat è su terreni ricoperti da residui fogliari in unione col Cerro cioè Quercus cerri e non è commestibile a causa dello scarso valore organolettico.