Indagare il passato, grazie alle fonti d’archivio, dà la capacità di approcciarsi alla Storia attraverso l’uso critico delle fonti. D’altra parte per comprendere il presente è necessario studiare il passato. Infatti il Bloch scriveva che “L’incomprensione del presente nasce dall’ignoranza del passato”. La storia di Palazzolo ha tanto ancora da farci scoprire. Ma oggi, grazie alla ricerca archivistica svolta dal professore Luigi Lombardo, la storia palazzolese si arricchisce di un episodio di cui si conosceva soltanto una parte, attraverso il racconto del Capuana, intitolato Storia Fosca. Si tratta delle storia di Cassandra Politi.
Il processo a Cassandra Politi
Grazie alla pubblicazione di Luigi Lombardo Il processo a Cassandra nella Palazzolo dell’Ottocento (Ragusa, Le Fate editore, 2021) la vera storia di Cassandra Politi è raccontata sulla base di documenti inediti. Luigi Lombardo con disponibilità e con gentilezza mi ha rilasciato un’accurata intervista che riguarda la nostra Cassandra.
Professore, quale episodio oppure che cosa ha contribuito a far nascere questo studio su Cassandra Politi?
Nasce da una casualità, quando alcuni anni fa il Sindaco di allora Carlo Scibetta fece affiggere nei muri di Palazzolo un manifesto dicendo che si mettevano in vendita diverse tombe di cittadini Palazzolesi vissuti nel passato. Quelle tombe dopo cento anni, non avendo eredi per riscattarle, venivano svuotate per vendere i loculi. Tra i nomi notai quello di Cassandra Politi; io già avevo in mente questo argomento, leggendo la novella ‘Storia Fosca’ di Luigi Capuana, dove il Capuana fa i nomi dei protagonisti della novella poiché era stato accusato di aver copiato Le Curèe di Emile Zolà.
La Storia Fosca del Capuana cosa racconta?
Siamo nella seconda metà dell’ ‘800 quando il Capuana, forte del Verismo imperante in quel tempo, scrisse a chiare lettere che si era ispirato ad un fatto realmente accaduto a Palazzolo, protagonisti Cassandra Politi e il Barone Judica. Mi tornò in mente questo particolare così importante che riguarda la letteratura italiana di alto livello, non potevo non mettermi a caccia perché la prima cosa che ho cercato di fare è che non si vendesse a nessuno la tomba e che restasse così com’era, cioè di proprietà di Cassandra Politi, perché si rischiava di perdere la memoria di questa donna.
Come ha salvato la tomba di Cassandra Politi?
Andai dal Sindaco il quale d’accordo con me tolse dall’elenco delle tombe in vendita la tomba di Cassandra. La individuai tramite i registri del cimitero e notai una tomba abbandonata e appena leggibile l’iscrizione tombale. Riuscii a pulire e lessi che una sola donna giaceva in questa tomba. Mi incuriosii sulla vita di Cassandra cioè mi chiesi se fosse sposata, se non lo fosse e quindi cominciai la ricerca sulla vita di questa donna. Innanzitutto mi incuriosi il fatto che fosse sola sepolta nella tomba, ripudiata dagli Judica, ripudiata dai Politi, ripudiata dal secondo marito.
Il fatto le suscitò molta curiosità?
C’era quindi qualcosa di strano, perché nessuno voleva questa donna nella propria cappella di famiglia. Iniziai a chiedere qualcosa ai Palazzolesi e qualche anziano mi raccontava un episodio, secondo lui, realmente accaduto in cui il Barone Judica fece salire la propria moglie su un cavallo bianco, per punirla di un reato che aveva commesso contro la famiglia del Barone. Naturalmente, io pensai ad una favoletta. Comunque mi suscitò una bella curiosità e iniziai la ricerca.
Il Capuana e il primo processo a Cassandra Politi
Il Capuana diceva in una nota a ‘Storia Fosca’ che aveva avuto le carte del primo processo dategli dal cugino, pretore Francesco Guzzanti, processo che si svolse nella Pretura di Palazzolo nel 1876. Lui ebbe cioè tutto l’incartamento processuale. In Archivio di Stato di Siracusa, dove erano state depositate le carte del tribunale, inizio la ricerca e noto l’esistenza della carpetta riguardante la causa penale tra il Barone Cesare Judica contro Cassandra Politi. La carpetta però non conteneva il fascicolo del primo processo penale: conteneva la denuncia del marito dell’ adulterio commesso dalla bellissima Cassandra, di anni venti, con il figliastro il baronello Gabriele Judica, che all’epoca aveva 15 anni.
Nella carpetta del processo manca l’incartamento. Si può pensare che Capuana consultate le carte non le restituì. Non sarebbe possibile trovarle tra i manoscritti del Capuana?
Continuai la ricerca quindi a Mineo nella Biblioteca-Museo di Capuana e feci una ricerca lunga tra le carte del Capuana, ma non è saltato nulla, anzi il Capuana scrive che il processo venne pubblicato a stampa, a cura del Barone. Cercai questa pubblicazione ma non è stato possibile ritrovare neppure la stampa del processo.
Padre Giacinto Farina
L’unico che dà una testimonianza diretta che descrive il fatto per averlo in un certo senso vissuto, perché contemporaneo al fatto egli stesso è padre Giacinto Farina, attento osservatore delle cose di Palazzolo. Egli annota che ci fu questo increscioso fatto e dice che Cassandra e il figliastro furono incarcerati. Questa rappresenta una fonte diretta molto esplicita.
Dagli altri processi cosa si evince?
Gli altri processi sono di ordine civile. Il penale si sarà concluso con una condanna sia per Cassandra che per Gabriele Judica. Gabriele venne messo in una casa di correzione per minori prima a Milano e poi a Torino. Il padre pagò la retta e il ragazzo divenuto maggiorenne tornò a Palazzolo. Il Barone gli fece poi sposare una nobildonna palazzolese, donna Cesarea La Ferla. Gabriele ebbe in dono il Palazzetto di via Garibaldi, di fronte al palazzo del Notaio Italia ad incrociare con la via Curcio, successivamente appartenente alla famiglia Tranchina, e oggi alla famiglia Valvo.
Il Palazzetto del Baronello Gabriele Judica
Questo Palazzetto fu affrescato da un importante artista dell’epoca, con immagini soliti nei soffitti, ma dai racconti di alcuni palazzolesi che ho avuto la fortuna di intervistare si viene a conoscenza che in un angolo del soffitto della sala grande, in un tondo era raffigurata Cassandra Politi e si dice che il baronello Judica alle 15 del pomeriggio quando un raggio di sole colpiva la donna illuminandola, si sedeva in quella sala per ammirare il volto di Cassandra.
Il baronello Gabriele una volta sposato con Cesarea La Ferla dimenticò Cassandra Politi?
Il baronello Gabriele non dimenticò mai Cassandra per tutta la sua vita. Dalla moglie Cesarea non ebbe figli, ma dalla serva Maria ebbe una figlia che riconobbe. La figlia conobbe il dottor Tranchina che voleva fondare un ospedale a Palazzolo ed era vicino alla povera gente, dava assistenza gratuita, insomma una bella persona. Il baronello dotò la figlia di diverse proprietà.
Quali interrogativi si pone?
Sono molti gli interrogativi: È lei la colpevole? È il Barone Judica il colpevole? È la famiglia Politi colpevole? Leggendo il libro chiunque può rispondere a queste domande e attraverso le sentenze ci si può fare un’idea. Si propende per un amore sincero di Cassandra donna libera verso il suo figliastro Gabriele. A differenza di quanto qualcuno ha affermato il Barone Cesare Judica era un ottimo amministratore dei suoi feudi, un intellettuale di grosso livello e aveva idee chiare su come risanare l’amministrazione familiare, perché suo padre e Gabriele Judica l’archeologo avevano lasciato un’azienda in condizioni disastrose. Per questo motivo spesso trascurava la moglie.
Dal punto di vista antropologico vi è la mentalità di un’epoca. Dai processi cosa si evince?
Il primo processo Cassandra lo perde, ma ricorre alla Corte d’Appello a Catania. Mi reco al tribunale di Catania, per trovare questo documento, ma non è stato facile perché occorreva un permesso speciale del Procuratore della Repubblica. Inoltre il processo non si trovava, ma alla fine è venuta fuori la sentenza della Corte d’Appello. Poi vi è l’ultimo processo che riguarda la restituzione della dote. Nell’ultimo processo intervengono i genitori di Cassandra, perché secondo la legge del tempo la dote ritornava alla famiglia, ma la dote non venne restituita tutta, perché nel frattempo il Barone Cesare ne aveva speso una parte. Cassandra ottenne una rendita annuale e rimase sola a combattere contro il pregiudizio dell’opinione pubblica. Il fatto avrà suscitato un enorme scandalo.
A quali considerazioni è giunto?
A questo punto mi sono chiesto, non tanto chi ha ragione, quanto le ragioni dell’una e dell’altra parte e metterle vicine. Il lettore leggendo il libro darà il suo punto di vista. In un appunto inviato al cugino il Barone dice: «io sono un marito tradito e un padre offeso», ma questo ovviamente è il suo punto di vista. Di Cassandra non abbiamo nessuno scritto. Cassandra non poté tornare a casa dai suoi familiari, perché i fratelli la respinsero. Comprò la casa di via Roma ad angolo di Piazza Aldo Moro, oggi canonica della Chiesa Madre e confinante con la casa della famiglia Rizzarelli –Politi.
È vero che il Diario di Cassandra di Corrado Di Pietro è un resoconto diaristico (tutto) inventato?
‘Cassandra, nel nome il mio destino‘, di Corrado Di Pietro (2019) è un romanzo tutto inventato, l’autore trova un escamotage letterario come se fosse Cassandra a scriverlo, ma è letteratura, non è storia reale. Invece con questo nuovo libro ho ricostruito la storia reale di Cassandra, per quello che è stato possibile, perché quando una persona scompare dalla memoria, scompaiono anche le carte. Mi è stata data una fotografia di Cassandra, ma c’era il dubbio quindi non l’ho inserita nel libro.
Processo a Cassandra Politi è un saggio storico
Possediamo molto poco di lei perché il giudizio negativo ha pesato molto su di lei, sulla sua vita. E’ chiaro che una donna moderna non può che protendere per lei. Ovviamente il mio libro è un saggio storico, antropologico, di costume di un epoca. Non è stato facile leggere i processi, anche perché gli amanuensi scrivevano in un certo modo e in una lingua locale.
Dove ha trovato i dipinti che ha inserito alla fine del suo libro?
Durante le mie ricerche ho trovato delle belle immagini di quadri ad olio di alcuni componenti della famiglia Judica, e in particolare di Gabriele Judica l’archeologo, un ritratto ad olio dei primi dell’ottocento. L’unico ritratto dell’archeologo che conosciamo è quello Del volume di ‘Antichità di Akre’. Nel dipinto, da me ritrovato, Gabriele è ritratto come se accarezzasse i reperti archeologici da lui portati alla luce. I quadri sono di Amato che aveva affrescato i saloni del Palazzo Judica. Ho voluto inserire alla fine del libro innanzitutto le immagini (fotoservizio di Seby Scollo)dei palazzi dei Politi, famiglia facoltosa palazzolese, di alto livello economico sociale e poi le proprietà di Judica.
Conclusioni
Il lavoro di Lombardo, attraverso i documenti, ha aggiunto un tassello sulla vita di questa donna che ha subito i giudizi di un’epoca ottocentesca. Invito a leggere Processo a Cassandra di Luigi Lombardo, perché per dare un giudizio su un fatto accaduto, prima bisogna conoscerlo e capirlo. È necessario possedere i dati, in questo caso conoscere e capire i documenti, ma bisogna andare oltre le proprie convinzioni, per dare una giusta opinione di ciò che è accaduto a Cassandra ed anche al marito Barone Cesare.
Grazie del tuo articolo!