Uno studio, molto accurato, sulle contrade intitolato Chiese e quartieri e contrade di Palazzolo del XVI e XVII secolo di Tonino Grimaldi, mette in risalto che Palazzolo si rivelava suddivisa in quartieri. Grimaldi ha appreso questo notizia da un documento Rivelazione delle anime e dei beni del 1548. Importante dire, come ci tramanda Grimaldi, che «si deve rivelare che la divisione dell’agglomerato urbano del ‘500 in questi quartieri sembra rispondere più ad una artificiale partizione semplificativa delle operazioni di censimento che non alla reale struttura urbanistica e storica della terra».
Contrade: Braida
La via Ebraida venne posta a quella strada che partiva da Piazza Uffizi (oggi piazza Umberto-Giovanni Nigro) e via Montenero (oggi via Vincenzo Messina). La via venne chiamata ebraida perché si riteneva che vi fosse un insediamento di ebrei in questa zona, come ci tramanda Alessandro Italia. La questione non ha fondatezza. I documenti che confermino questa ipotesi, non sono stati trovati. Innanzitutto, il quartiere, chiamato braida, era pronunciato con una dizione corrotta come Braira. Molto simile come fonema ad ebraico.
Contrade: Famiglie ebraiche
A Palazzolo era certo che vi abitavano famiglie ebree, ma non erano così tante da poter popolare una contrada. Infatti tra il XVI e il XVII secolo queste famiglie erano presenti e sparse “nell’abitato ed integrate con il resto della popolazione”.
Via Braida
La lingua longobarda spiegava il termine Braida con “quel luogo che sorgeva immediatamente all’esterno delle mura e nel quale si tenevano mercati, assemblee”. E come ci tramanda un documento dell’Archivio vicariale della chiesa Madre del 1628-1629 “Braida era un pezzo di terra dentro le mura del Pantano; questo è proprio la contrada rurale, la zona in cui si svolgevano le esercitazioni militari”.
Contrada Crocefisso
La contrada Crocefisso, spiega Grimaldi nel suo lavoro, era in quel tempo un rione, anche se piccolo, ma intensamente popolato. La contrada venne chiamata Crocefisso perché esisteva la chiesa del Santissimo Crocifisso. La zona confinava e confina con le contrade Braida e della zona di San Paolo e con il quartiere dell’Annunziata.
Padre Giacinto Leone e la chiesa del SS. Crocifisso
Padre Giacinto Leone ci riferisce nella sua Selva che nel 1168 un privilegio di Papa Alessandro indirizzato al vescovo di Siracusa Parisio Spinelli assegnava a Palazzolo “le chiese con le loro pertinenze”. Tra le 32 chiese, nominate da Padre Giacinto, vi era la Chiesa del Santissimo Crocifisso. La chiesa esisteva prima del terremoto del 1693. Secondo Padre Gacinto, la chiesa del Ss. Crocifisso non venne più riedificata dopo il terremoto. Il testo Memorare Terremotus (edizioni del Gal Val D’Anapo, 2001) di Luigi Lombardo ci tramanda che la chiesa del Ss. Crocifisso era ancora esistente nel 1700. Infatti da alcuni documenti dell’archivio di Stato di Noto si sa che “don Paolo D’Albergo aveva dichiarato di pagare ai procuratori della chiesa onze 2,15 per la ricostruzione della chiesa sul proprio suolo”. Oggi della chiesa del Crocifisso non rimane più niente, tranne la via ad essa dedicata.