Al Museo delle tradizioni nobiliari, grazie a Giuseppe Bennardo, BCSicilia sezione di Palazzolo Acreide, l’Associazione gruppo teatrale Akrai e il Centro Espositivo Museale della Tradizioni Nobiliari si sta svolgendo la mostra di una artista, originario di Pachino. Davide Napolitano si forma culturalmente a Firenze e dopo il 1985 ritorna nella sua città natale. Dice Bruna Bennardo, storica dell’arte: «Della sua terra ne fa soggetto unico e poetico nelle sue opere: la campagna assolata nella canicola di agosto che si confonde con il cielo, il rosso dei papaveri nei campi e stralci di masserie abbandonate si susseguono nelle sue pitture e offrono una lirica testimonianza di una particolare area dell’isola, l’estremo sud». Le sue opere mettono in risalto quelle composizioni cromatiche, proprie degli impressionisti, per cui si inserisce in quel filone. L’artista Davide Napolitano è una persona affabile, sorridente ed è stato disponibile a concedermi un’intervista.
Davide Napolitano: Lei è un pittore, quando si accorge di avere questo dono?
Del mio dono si accorgono i miei genitori. La mia prima rappresentazione è tratta dal film I dieci comandamenti del 1959 o del 1960. Io fui impressionato dalle acque che si aprivano e la carovana che passava in mezzo. Questo è stato il mio primo quadro, dipinto all’età di quattro anni. Ero considerato un bambino talentuoso e poi ragazzo con un notevole talento artistico.
Davide Napolitano: So che la sua formazione avviene a Firenze, città d’arte.
A Firenze, mi iscrissi alla Facoltà di Architettura, ma essendo solo, creai uno spazio tutto mio. Comprai tele e colori e iniziai a dipingere. Tornando a casa dopo i primi esami, mia mamma mi iscrisse ad un concorso di pittura estemporanea a Marzamemi. Il concorso era molto prestigioso, venivano pittori da tutta la Sicilia e gli organizzatori premiarono i miei quadri, mettendoli al primo posto. Quindi questo mi destabilizza riguardo allo studio e tornando a Firenze, mi accorgo del mio potenziale: invece di studiare inizio seriamente a dipingere per poterne fare un lavoro. E così è stato, sono arrivato alla pensione dipingendo la natura, il mare e le campagne tra Marzamemi e Pachino.
Chi ha influenzato il suo modo di dipingere? Quale autore del passato e quale maestro a Firenze ha contribuito a realizzare il suo modo di dipingere?
I pittori fiorentini erano gelosi della propria pittura. Mi hanno influenzato artisti quali Monet, considerato uno dei fondatori dell’Impressionismo; Picasso fondatore del Cubismo e Chagall, coinvolto nelle Avanguardie. Frequentavo le mostre degli impressionisti che venivano curate presso la pinacoteca di Dresda. Le mostre dei Macchiaioli toscani mi hanno, comunque, influenzato maggiormente rispetto agli impressionisti. Questi ultimi li studiai grazie ad una professoressa che mi faceva vedere i dipinti nei libri.
Lei dipinge paesaggi, soprattutto paesaggi delle zone di Marzamemi e di Portopalo, ma non si trova nei suoi dipinti traccia di figure umane, come mai?
Si, ho dipinto paesaggi di Marzamemi, di Portopalo. Oggi c’è più contaminazione perché i paesaggi stanno cambiando, quindi dipingo anche paesaggi di Noto, Palazzolo, Manghisi. Inoltre mancano le figure umane perché per me non sarebbe un arricchimento. I paesaggi, invece, sono un momento di contemplazione, un desiderio di stare solo con la natura. L’iconografica non fa parte del mio modo di essere, la mia pittura non deve rappresentare immagini, ma deve essere contemplativa.
Luigi Lombardo, etno-antropologo, ha definito le sue opere un inno alla natura, all’ambiente, alla terra e al mare. Allora è l’amore per la natura che spinge a indirizzarsi a queste tematiche?
Senza amore per le cose non si può fare niente di bello. Il paesaggio anche se è bello è si presenta con qualche cosa che non va, non viene la voglia di dipingerlo. Cerco ambienti puliti, incontaminati, pieni di poesia.
Poesia di Maria Bugliarisi per Davide Napolitano
A proposito di poesia, bellissimi i versi della poetessa pachinese Maria Bugliarisi per Davide Napolitano: Questa quiete assale e travolge. / Il giallo come un abbraccio./ Il silenzio spolvera lontani suoni e volti rimasti tra il mare di spighe./ Sospeso un canto tra gli alberi./ Quel canto che cercava un vuoto da riempire di sentimento.
Marzamemi è una città di mare, ma in queste opere il mare è poco rappresentato come mai?
Diverse opere che hanno per oggetto il mare le ho lasciate a Pachino, in un’altra mostra che sta avendo molto successo. Ho fatto una selezione, qui a Palazzolo Acreide ho portato maggiormente dipinti di campagna, che rappresentano il divenire delle stagioni.
Inno alla natura
La pittura di Napolitano, dice Luigi Lombardo, “è un inno alla natura, alla solarità, alla luce che esalta un habitat ancora incontaminato: le campagne, i casolari, i muri a secco, l’erba, i fiori ci ammoniscono a rispettare la natura, l’ambiente. Guardando i suoi quadri ti aspetti di sentire gridare il pastore, o cantare un contadino o sbucare il dio Pan in persona zufolare nenie campestri”. Una mostra tutta da visitare, come quella che Napolitano sta svolgendo a Pachino, con tele che mostrano il mare e in lontananza l’isola di Capo Passero.