Chiacchiere, cannoli di ricotta e le “cassatelle della commare”: il tutto rigorosamente fritto. Nel pieno del Carnevale sono questi i dolci che si trovano tra i banchi delle pasticcerie di Palazzolo, quelli più gettonati, non solo dalla comunità acrense, ma anche dai turisti che raggiungono questo comune per gustare le prelibatezze della gastronomia. Non solo quindi salsiccia tradizionale realizzata con suino nero, o cavati al sugo di maiale, ma anche le prelibatezze della pasticceria, che vengono prodotte proprio in questa settimana. Ed è ciò che viene preparato dall’antica pasticceria Corsino, come spiega Sebastiano Monaco, alla scoperta delle antiche ricette e tradizioni da non dimenticare. Le chiacchiere, infatti, sono il dolce più rinomato in questi dieci giorni: si inizia a prepararle la prima domenica di Carnevale, tra quelle tradizionali ma anche le più moderne glassate con la crema al cioccolato. Poi c’è il cannolo, rigorosamente di ricotta, con la sua saporita cialda fritta. E infine le cascatelle della commare, che si facevano nei pranzi di un tempo quando arrivavano i parenti, e si regalavano; anche questo dolce fatto fritto e con ripieno di ricotta. “C’è la volontà di mantenere nel tempo le nostre tradizioni – racconta Monaco-. Ogni cosa ha importanza per le nostre radici, a ciò che appartiene al nostro passato, perché fa parte della nostra storia e non bisogna dimenticare”. Tradizioni che continuano anche tra i giovani, come avviene nella famiglia Monaco, con l’estro di Vincenzo, figlio di Sebastiano.
E al signor Monaco abbiamo chiesto la ricetta delle chiacchiere, perché in tanti le sanno fare ma le varianti spesso cambiano: farina di grano duro, strutto, zucchero, sale, scorza di arancia, vino bianco: si impasta il tutto e poi si stende la pasta sottile e si frigge in olio caldo.
E la tradizione della gastronomia di Palazzolo e di questi dolci è stata anche alla base della tesi di Laurea in Architettura di Carla Monaco, figlia di Sebastiano, dal titolo “Ritorno all’Agri Cultura” ripristino di una masseria abbandonata negli Iblei”, un percorso che tocca anche un’analisi dei tipici piatti del territorio e la loro storia antica, i legami con i riti dell’antichità: come la salsiccia, la gelatina, il sanguinaccio, ma anche il maccu, il cannolo, la pagnuccata.