Ama la Sicilia e la racconta nei suoi libri, ricchi di storie, aneddoti e di bellezze dell’Isola. Lui è Fabio Messina, originario di Priolo, da alcuni vive come dice lui stesso “per scelta” a Palazzolo Acreide. Nella vita è un perito chimico, esercita la libera professione di agente di commercio, ma da anni si è dedicato alla scrittura e alla promozione e conservazione della cultura e della identità siciliana, non solo attraverso la poesia dialettale e la pubblicazione di libri, ma anche andando alla ricerca di quella “sicilianità” da scoprire attraverso le sagre, le feste e il girovagare l’isola tra storia, tradizioni ed eventi musicali e artistici.
Da qui l’idea di scrivere un nuovo libro, la sua ultima fatica letteraria, condensando in un testo l’amore per la Sicilia e per le sue ricchezze “un patrimonio – dice – da lasciare in eredità ai bambini siciliani ai quali è dedicato il libro e ai turisti che continueranno speriamo a venire qui ad ammirare, vivere, assaggiare, condividere le bellezze della nostra Sicilia”. Il libro “A Sicilia c’arricria” è un racconto, per mostrare e condividere alcune cose, aspetti, luoghi, personaggi e altro che della Sicilia creano godimento, letterale traduzione del termine dialettale “arricriu”. Vi ha messo personaggi, luoghi, concetti, cibo, frutti, storia, arte, tradizione, folklore, religiosità; e anche tentativi di analisi sociologiche ed etnoantropologiche, spesso prendendo spunto da grandi scrittori come Pirandello, Sciascia e Camilleri, da registi come Tornatore, da poeti come Buttitta, da governanti come Federico II e persino da santi come Agata e Rosalia.
Il libro è quindi una sorta di viaggio su tre piani comunicativi ed espressivi: le poesie in dialetto siciliano; a ciascuna è associata una illustrazione realizzata da Guglielmo Manenti; a cui si aggiunge una traduzione in lingua italiana e un saggio sul tema trattato. La traduzione apre il libro per esser “gustato”, come un vero e proprio prodotto tipico siciliano artigianale, anche ai viaggiatori che visitano la Sicilia.
E poi c’è spazio anche per alcune delizie culinarie siciliane come arancini, cannoli, granita, ficodindia e grani antichi siciliani, per le quali l’autore si è avvalso della collaborazione di esperti del settore. “Un libro – spiega l’autore – che nasce per esaltare il bello della Sicilia, quel bello che va oltre il bene e il male della nostra Isola e che ambisce a far vedere i problemi dal punto di vista delle soluzioni”.
Non a caso Messina ha sperimentato per le presentazioni del volume dei percorsi recitati itineranti, come quello di recente fatto in Ortigia a Siracusa, con uno stile simile a quello dei “cuntastorie”, attraverso alcune poesie in dialetto del libro, altre estemporanee e con cenni descrittivi dei temi delle stesse liriche. La prefazione è stata curata dal poeta dialettale Peppe Vultaggio di Erice, mentre la redazione del libro si è avvalsa della collaborazione di poeti come Silvana Blandino di Modica, Pippo Di Noto di Ragusa e Gabriella Rossitto di Palagonia.
Tra gli altri testi dell’autore si ricordano la sua prima raccolta di poesie dialettali dal titolo “Acqua ca vugghi”; “Stiddhi a Suddest”, libro di poesie dialettali e saggi sui prodotti e i mestieri tipici della Sicilia Sud orientale; “Impressioni siciliane scomposte”, libro sul degrado della Sicilia; poi la pubblicazione di sue poesie nella “Antologia dei poeti siciliani” curata dall’associazione “Artisti e poeti siciliani”. Nel 2010 la pubblicazione del più grande successo, “Sicilia bedda matri”, libro di poesie e saggi sulla Sicilia e la “sicilianità” con le illustrazioni di Guglielmo Manenti; “Paulu di la vita patronu”, sulla festa di San Paolo a Palazzolo; “Musa d’amuri”, raccolta di poesie d’amore in dialetto siciliano.