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Giuseppe D’Albergo: un politico sapiente

Via D'Albergo, via dedicata alla famiglia di Giuseppe D'Albergo

Fra il materiale che sto raccogliendo riguardante il professore Giuseppe Rovella, mi è capitato tra le mani una breve introduzione al lavoro di Carlo Monaco e Salvatore Pizzo intitolato Dizionario Bio-Bibliografico di autori palazzolesi, pubblicato in Studi Acrensi (I,1980-1983). Il professor Rovella scriveva: “sotto l’arido linguaggio schedatario corre il commosso sentimento di (nostra) meraviglia per l’opera di tanti ingegni o traditi o malricordati, o fraintesi dalla spietatezza della storia; sempre di nuovo bisognosi , specie i più lontani nel tempo dell’attenzione nostra, severa affettuosa insieme, di lettori e ammiratori; forse, talvolta di continuatori. Di beneficiari, sempre”. Il pensiero di Rovella, nonostante sia stato scritto nei primi anni ottanta del millenovecento, è molto attuale. Oggi più che mai i giovani dovrebbero interessarsi e studiare gli autori del passato, aiutati e indirizzati dai professori dei licei palazzolesi. Per questo motivo, oggi, voglio parlare di un appassionato di Storia dell’Arte: Giuseppe D’Albergo.

Giuseppe D’Albergo: nota biografica

Giuseppe D’Albergo nacque nel 1795. Fu sindaco di Palazzolo e deputato del popolo. Era un profondo conoscitore del latino, del greco, del francese e dell’inglese. Amatore appassionato dell’Arte ne studiò i canoni fondamentali teoricamente e come dice Aliotta “studiò l’arte nelle maggiori espressioni prodotte dall’uomo”. Divenne il primo precettore di Nicolò Zocco, autore di numerosi scritti inediti, suo nipote, molto legato allo zio Giuseppe. Nicolò  trasmise ai posteri una biografia dello zio. Fu ammirato “per la sua sapienza politica e costanza di generosi affetti”.

Nicolò Zocco avvocato di Palazzolo, di cui fu precettore Giuseppe D'Albergo
Un’immagine di archivio di Nicolò Zocco

Giuseppe D’Albergo e l’estetica

Luigi Amato, professore dell’Accademia delle belle arti di Palermo, in un suo testo intitolato Letterati e filosofi dell’Ottocento. Giuseppe D’Albergo e Nicolò Zocco, scritto assieme al professor Salvatore Greco, dice di Giuseppe: “Nel caso D’Albergo, Callinomia ed Estetica appartengono a due ambiti funzionali separati. Se la Callinomia è una scienza normativa del bello e perciò affiancabile alla morale, l’Estetica è l’arte di dirigere il gusto”. Giuseppe ritenne che “l’artista ascende al ruolo di guida morale di un popolo”.

Giuseppe D’Albergo e il Bello

D’Albergo, infatti, riteneva che ci fosse la possibilità dell’esistenza di una Scienza del Bello. Questa, dice il D’albergo nel suo testo Trattato di Callinomia ovvero del Bello e delle sue leggi del 1848 “si può dare solo nella misura in cui oggetto dell’analisi siano i sentimenti dell’uomo, e non gli oggetti a lui esterni”. Riguardo il bello se sia assoluto o relativo, dalla biografia di Nicolino Zocco, di cui esistono molte immagini di archivio, apprendiamo che “Giuseppe D’Albergo lo ritiene assoluto in quanto sorge dalla natura umana. Inoltre il bello artistico non risulta dalla fredda imitazione della natura”, ma è necessaria l’immaginazione e la fantasia del genio.

Scritti Inediti di zocco, di cui fu precettore Giuseppe D'Albergo
Scritti inediti di Nicolino Zocco

D’Albergo e il Bello prodotto dalle arti

Il professore Luigi Amato sintetizza il pensiero di Giuseppe D’Albergo dicendo: “L’autore esamina l’intrinseca etica degli artisti. L’etica deve portarli ad essere guide morali della società. Gli artisti dovrebbero saper ridestare commozione e ricordo”. Detto questo in D’Albergo appaiono delle contraddizioni tra l’autore e il patriota che dovrebbe apprezzare il Romanticismo. D’Albergo condanna in Caravaggio la morale, pur riconoscendogli capacità eccellenti nel disegno e nell’uso del colore. Inoltre considera importante lo studio dell’antico, cosa poco apprezzata dai romantici e da qui nascono le contraddizioni tra l’autore patriota e l’estetologo legislatore del bello. A Palazzolo si trova una via dedicata alla famiglia di D’Albergo.

Lo studio dell’uomo e della società

Il padre lascia a Giuseppe D’Albergo un’eredità morale  e cioè di seguire la sola virtù che è l’unica cosa che dura nel tempo e che i concittadini non potranno dimenticare. Giuseppe si diede allo studio della società, dopo la rivoluzione del 1820. Egli rivolse il suo sguardo alle investigazioni politiche. Infatti D’Albergo sentì il desiderio di studiare i politici e i pubblicisti. Certamente i suoi studi contribuirono a rendere il D’Albergo un sindaco moderato. Infatti nella rivolta contro il dazio sul macinato a Palazzolo nel l849, l’intervento moderato di D’Albergo evitò l’inutilità di un’azione, come dice Amato, dagli sviluppi che non potevano essere prevedibili, oltre che onerosi per un comune assai povero come Palazzolo.   

Giuseppe D’Albergo: un politico sapiente ultima modifica: 2019-11-06T09:00:08+01:00 da Luisa Itria Santoro

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