Secondo appuntamento con la rubrica dei film girati a Palazzolo. Dopo “Gente di rispetto” del 1975 un altro celebre film vede la Chiesa e il quartiere di San Sebastiano come scenario delle riprese. “La cavalleria rusticana” film diretto da Franco Zeffirelli è tratta dalla novella omonima di Giovanni Verga, ed è la trasposizione cinematografica dell’opera lirica di Pietro Mascagni. Il film, girato nel 1982, racconta la novella tra le strade di Vizzini e Palazzolo. La Cavalleria Rusticana riflette il conflitto tra amore e onore, tra giustizia e violenza.
Premiato con il I Primetime Emmy Awards il premio statunitense conferito dalla Academy of Television Arts & Sciences ai programmi televisivi statunitensi di prima serata. Infatti prima di essere trasmessa a Catania in anteprima europea allo storico Teatro Vincenzo Bellini, il film è stato trasmetto da tre reti televisive americane.
I protagonisti del film sono Yelena Obraztsova, Plàcido Domingo, Renato Bruson, Fedora Barbieri, Axelle Gall.
La trama
Santuzza, interpretata da Elena Obratzova, segue disperata i passi di Turiddu, interpretato da Placido Domingo, che tra le campagne deve sfuggire all’arrivo del marito della sua bella amante Lola, interpretata da Alex Gall. Alfio, il marito (Renato Bruson) su un carretto siciliano sta per arrivare con la sua frusta. Il film inizia all’alba silenziosa e si concluderà al tramonto con un colpo di coltello nel duello finale fra Turiddu e Alfio, tra le campagne di Vizzini.
La Cavalleria Rusticana tra Verga e Mascagni
Franco Zeffirelli firma una Cavalleria Rusticana dove la scena si dilata fino a comprendere le cupole e i campanili di Vizzini, le stradine tortuose di Palazzolo Acreide, le campagne, gli orti e la processione di Pasqua, con tanto di “galantuomini” che portano la croce, madonne, chierichetti e bambine vestite di bianco. La durata di appena 70 minuti, esattamente come l’opera di Mascagni, è un dramma che in chiave cinematografica rispecchia quello che l’opera teatrale difficilmente fa trasparire.
Zeffirelli lo ha definito” uno strano misto di finzione teatrale e realtà della vita contadina, un flusso e riflusso del teatro nella verità e della verità nel teatro”. Nel film troviamo la Sicilia povera, passionale di Verga e quella di Mascagni. Immagini particolari quali i vecchi con la coppola, le casette ammassate una sull’altra, la processione dei devoti, le lavandaie al fiume.
Il film fu il battesimo di Zeffirelli a Palazzolo. Lo vediamo nuovamente regista circa 10 anni dopo con “Storia di una capinera”. Palazzolo per il regista sin da subito divenne “uno studio cinematografico a cielo aperto”. Il regista decise, infatti, di girare molte scene fra i tortuosi vicoli del centro storico.
E’ l’opera teatrale portata al cinema.
Foto tratte dalla pagina francozeffirelli.it
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