Gli scavi nella zona archeologica di Akrai da parte degli archeologi di Varsavia, come già detto in articoli precedenti, hanno portato alla luce una domus romana. Non è stata trovata soltanto una casa del periodo romano, ma anche dei reperti e delle suppellettili utilizzati in quegli ambienti. L’archeologa Roksana Chowaniec ha rilasciato, per noi, un’intervista che racconta gli altri aspetti della domus romana e dell’ambiente naturale dei Monti Iblei.
Nella domus romana quali reperti sono stati ritrovati?
Le monete rinvenute appartengono all’ ottavo secolo d.C. Sono stati trovati anche vari tipi di anfore, vasi di terra sigillata italica, e African red slip, vasi di vetro e delle lucerne. Il ritrovamento dei reperti straordinari dimostrano che la città è cresciuta sotto l’amministrazione romana, nella tarda repubblica e durante la Pax Romana. Un esempio è: una spilla crinale in osso animale, decorata con un piccolo busto femminile del periodo dei Flavi, usata per fermare i capelli. Altri oggetti ritrovati sono: strumenti domestici, stili, anelli, cucchiai, pettini, orecchini, ecc.; frammenti delle coppe costolate in vetro del Mediterraneo orientale, datate dalla fine del primo secolo a.C. alla metà del primo secolo d.C.; di ciotole emisferiche in vetro ambrato; frammenti dell’anforetta (balsamario) in vetro viola trasparente, a corpo ovoidale, con decorazione a rilievo compresa tra due fasce, dal primo secolo d.C.
I reperti: quali studi particolari riguardo la domus?
Molti elementi e fattori sono importanti da considerare per ricostruire le attività nell’ area scavata, fra fine del III secolo a.C. all’ VIII secolo d.C. Studiamo non solo i reperti archeologici trovati, ma anche la stratigrafia, le risorse naturali disponibili, la geomorfologia e l’idrologia dell’area, l’assemblaggio di flora e fauna, ecc. In breve, è necessario uno studio interdisciplinare. Gli studi archeometrici ci possono aiutare in questa ricerca complessa.
Lo studio interdisciplinare completa le vostre ricerche archeologiche?
Sulla base della ricerca sulla ricostruzione paleo-ambientale e sulla circolazione alimentare che noi abbiamo fatto, posso presentare come funziona lo studio interdisciplinare. I Greci e i Romani, proprio come i precedenti e i successivi colonizzatori, usavano e degradavano l’ambiente naturale della Sicilia. Le favorevoli condizioni climatiche e i terreni fertili dell’isola sono stati una benedizione e una maledizione.
L’analisi dell’isola e dei monti Iblei
L’isola, tuttavia, dovrebbe essere analizzata in modo frazionale, poiché i suoi ambienti differiscono l’uno dall’altro e sviluppano vari ecosistemi. Uno di questi ambienti riguarda i Monti Iblei. Si tratta di una fascia montuosa composta principalmente da calcari a forma di plataux che raggiungono altezze tra i 600 e gli 800 metri sopra il livello del mare e sono scolpite da ampi valli modellati da corsi d’acqua su altipiani calcarei. È anche un’area vulcanica con rocce carbonatiche e vulcaniche con il suo vulcano più famoso del Monte Lauro (scoperte grazie ad analisi petrografici, come ad esempio per la ceramica).
La colonizzazione nei Monti Iblei cosa ha causato?
Certamente, la colonizzazione dei Monti Iblei ha causato un aumento economico nella regione, ma allo stesso tempo ha significativamente squilibrato la natura locale. Quando i Greci arrivarono qui, cambiarono l’economia. Sotto l’influenza della cultura greca, la Sicilia era meglio conosciuta per l’olio d’oliva e il vino, e in seguito anche per la produzioni di cereali. Inizialmente, le piccole fattorie sono cresciute, strappando nuovi pezzi di terra alla natura. Nel periodo tardo ellenistico si registravano soprattutto le fattorie gestite dai loro proprietari, come ad esempio in contrada Aguglia.
Durante il regno di Ottaviano cosa è successo?
Durante il regno di Ottaviano, in particolare dopo la rivolta di Sesto Pompeo, sull’isola furono costruite molte fattorie romane. Certamente ha cambiato non solo l’estensione delle foreste, ma anche l’accessibilità all’acqua e l’assemblaggio di animali e piante. È molto probabile che prima che gli insediamenti apparissero nell’area, la maggior parte della Sicilia era coperta da boschi mediterranei, dove vivevano molti animali selvatici ed erano densi di folta vegetazione.
Siracusa iniziava a svilupparsi
Quando Siracusa iniziava a svilupparsi, i suoi abitanti ricercarono nuove terre per insediamenti, agricoltura e allevamento, verso ovest e nell’entroterra, in un’area prima non disponibile. Quell’esplorazione portò alla fondazione di una sub-colonia, quella di Akrai.
Lo sviluppo della città di Akrai
Dalla prima metà del VII secolo a.C. in poi avvenne lo sviluppo costante di centri urbani fra i quali Akrai. Anche l’area intorno alla città lentamente si sviluppò per soddisfare le esigenze dei suoi abitanti, ne sono testimonianza le varie necropoli, i numerosi santuari extra muros. La nuova organizzazione e le fasi di sviluppo sono anche leggibili nella distribuzione degli insediamenti, scoperti durante survey (ricerca non invasiva) nel 2009 e 2010. All’inizio, le persone esploravano le aree a ovest e a sud della città, probabilmente per cercare nuovi campi e fonti d’acque naturali.
I reperti: La ceramica
La popolazione della città in costante crescita sfruttò le fonti d’acque naturali sotterranee locali, che scorrevano all’interno dei depositi vulcanici del Plio-Pleistocene. L’approvvigionamento idrico era ottenuto attraverso gli acquedotti sotterranei, che erano la spina dorsale della fornitura idrica comunale. Probabilmente ogni casa aveva una cisterna o un pozzo. Dal VI secolo a.C., l’attività artigianale introdotta qui è seguita da un ulteriore sfruttamento delle risorse locali, rappresentate dall’ argilla e dal legno. Grazie alla petrografia e alle analisi fisico-chimiche della ceramica, sono stati scoperti i luoghi di produzione della ceramica usata ad Akrai, che proveniva da vari altri centri.
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