L’otto marzo ogni anno si celebra la festa della Donna. Nel 2020 questa giornata festosa ha visto il suo splendore sostituito dalla paura per l’imminente arrivo del lockdown. Il DPCM successivo ha decretato la chiusura di tutte le attività e il divieto di uscire di casa se non per esigenze comprovate. E’ stata l’ultima sera delle attività commerciali aperte e in particolar modo dei tanti ristoranti presenti nella nostra cittadina. Chiusura per quasi due mesi con divieto di circolazione. Abbiamo raggiunto lo chef della Trattoria del Gallo, Gianni Savasta, chiedendo un’analisi su questi mesi lavorativi ai tempi del Covid.
L’esperienza di Gianni Savasta
“Lavoravamo tranquillamente con discreto successo, poi la chiusura ha bloccato tutto – racconta-. A maggio è iniziato l’asporto qualcosa si è mosso, perché dopo due mesi chiusi in casa le persone avevano necessità di ordinare e consumare un pasto pronto. Poi l’apertura, seppur con un massimo di persone per tavolo, ha consentito lo stesso una lenta ripresa. Nel periodo estivo posso affermare che abbiamo recuperato circa il 90 per cento del lavoro, anche con la nuova saletta esterna. Tante le persone che preferivano prenotare all’aperto rispetto al posto chiuso seppur con le dovute precauzioni e rispetto della legge.
Ora è diverso è differente, l’ondata è più forte perché c’è molta paura, e i casi di positività che prima avevano solo leggermente colpito il nostro paese, adesso sono più significativi.
Le persone escono pochissimo e sono tutte molto spaventate anche per ordinare e ritirare un semplice pranzo o cena d’asporto. Sin da subito sono stato costretto a marzo e anche adesso ad inserire alcuni dipendenti in cassa integrazione perché con il poco lavoro non riuscivamo mai a pagarli”.
E lo Stato ha dato qualche aiuto? “Nel primo lockdown lo stato ha dato zero totale, il 20 mi ha dato euro 600 ma a fine mese ne voleva 1050 come tasse, anche se l’attività era chiusa. E attualmente si parla di decreto ristoro ma ancora non abbiamo visto niente. La cosa che fa rabbia è che abbiamo “buttato” oltre 10 mila euro per adeguamento del locale, comprando i vetri in plexiglass, i prodotti per igienizzare e per la sanificazione , e per fortuna non abbiamo provveduto alla copertura del baglio”.
Le prospettive per il Natale
E per il Natale come organizzarsi, visto che questo mini lockdown dovrebbe servire per recuperare le festività. “Ho qualche dubbio, i numeri della pandemia sono troppo alti e sono titubante – aggiunge -. Tra chi non ha soldi, chi magari è ancora spaventato e chi si cura dal virus ci sarà al massimo il 50 per cento delle presenze degli altri anni”.
E’ una situazione che sta portando al collasso un po’ tutto il settore, con attività chiuse e i dipendenti senza lavoro. Palazzolo vive di ristorazione e fermando questa tutti i fornitori ne risentiranno. Speriamo che tutto finisca prima possibile.