L’architetto Mariella Muti, in un suo articolo dal titolo Il fervore della ricostruzione delle chiese a Palazzolo Acreide dopo il terremoto del 1693, scrisse: «tutte le vicende urbanistiche ed architettoniche della città di Palazzolo Acreide siano strettamente connesse con la vita religiosa di questo centro». Si sa che agli inizi del 1500 gli ordini religiosi si riappropriano del territorio palazzolese. I religiosi iniziano a riconquistare la zona alta del paese, ritornando verso il monte che una volta era stata la zona dell’Acropoli, ossia la zona sacra di Palazzolo nel periodo greco.
Il terremoto del 1693
L’opera delle confraternite ha animato, nel periodo post-terremoto, la vita sociale, politica e religiosa di Palazzolo Acreide. La competizione fra le confraternite, “tra parrocchie e il culto per i santi portava ad andare oltre le reali possibilità della popolazione. Il terremoto del 1693 a Palazzolo non ebbe quegli effetti catastrofici di altre cittadine siciliane. È vero che gli amministratori e i religiosi inviarono le loro relazioni alla Curia di Siracusa per chiedere i fondi per ricostruire le chiese. Di solito si parla di ricostruzione, in effetti la richiesta era per le riparazioni. Le chiese rimasero nello stesso sito in cui sorgevano, non si cercarono siti nuovi per la ricostruzione. La riparazione fu anche l’occasione per abbellire e adeguarle dal punto di vista urbanistico a nuove esigenze.
Il terremoto del 1693: urbanisticamente cambia qualcosa
La cittadina si ampliò nella parte alta del paese, dove si estendeva l’antica città greca. Dice la Muti “la parte a nord-est dove c’era il castello è la parte medievale, tutta l’area che si sviluppa dall’inizio del ‘500, con gli insediamenti nel ‘600 ebbe un ulteriore sviluppo che prende forma fino all’attuale assetto”. Subito dopo il terremoto l’impianto urbanistico si sviluppò nella piazza dove venne costruito il Palazzo Municipale, sito un tempo di un monastero di suore di clausura.
Il terremoto del 1693 e le chiese palazzolesi
Importante fu la ricerca e la creazione di nuove facciate con importanti prospetti barocchi. Prospetti che, ancora oggi, sono i punti focali della scena urbana. La Muti che “Palazzolo ha avuto l’occasione di poter disporre delle risorse del tempo per riprendere” e arricchire le opere che già possedeva adeguandosi allo stile dell’epoca che giungeva grazie agli architetti del tempo. “Coniugando questa dimensione con un proprio stile, Palazzolo ha colto l’occasione per potersi sviluppare” cercando di rispettare la ricchezza che possedeva specialmente riguardo le opere che le chiese conservavano nel loro interno.
Il valore culturale
La Muti dice che “questo è un altro aspetto peculiare di Palazzolo. Le risorse vennero spese sulle chiese più importanti”. Il valore culturale di questo patrimonio si deve non soltanto agli architetti dell’epoca ma anche alle maestranze. Maestri operai che continuando quell’amore culturale per i particolari di quell’architettura minore, sono giunti al Liberty. E quindi regalarono ai Palazzolesi quei capolavori assoluti che vanno dal barocco delle case gentilizie fino a giungere allo stile liberty delle case più povere.