Tra gli artisti palazzolesi, che molti conoscono possiamo annoverare la famiglia Costa. Grazie ad un articolo della dottoressa Bruna Bennardo, intitolato Una bottega artigiana a Palazzolo Acreide: gli ebanisti Costa e pubblicato su Oadi. Rivista dell’Osservatorio per le arti decorative (www1.unipa.it/oadi), ho potuto conoscere la storia di questi artigiani palazzolesi. Mi sono rivolta a Bruna che mi ha rilasciato un’intervista su quest’argomento. L’articolo è estrapolato dalla sua tesi in Scienze dei Beni Culturali dal titolo La raccolta di disegni di bottega della Ditta Costa di Palazzolo Acreide.1870-1970. La dottoressa Bruna Bennardo è una storica dell’arte. Ha conseguito la Laurea Magistrale all’Università di Pisa e il diploma di Specializzazione in Beni Storico – Artistici presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Attualmente vive a Milano, lavora nell’ambito delle gallerie d’arte e collabora con alcune associazioni culturali.
Hai svolto uno studio sulla famiglia Costa, artigiani di Palazzolo Acreide. Da cosa è scaturito l’interesse per questa tematica?
Per la mia tesi triennale in Storia dell’Arte all’Università di Pisa, ero alla ricerca di un argomento che fosse in qualche modo collegato a Palazzolo, alle mie radici. L’idea era quella di studiare le realtà “locali”, spesso dimenticate o del tutto sconosciute. L’idea era anche di portare all’attenzione di un pubblico più ampio la storia del paese e delle sue maestranze. Così, tramite la Casa Museo Antonino Uccello – presso la quale avevo svolto un tirocinio curriculare – e su suggerimento di mio padre Pepè, grande conoscitore della realtà artistica locale, ho pensato di contattare Seby e Vittorio Costa. Ho voluto perciò proporre uno studio della loro famiglia attraverso la catalogazione dei materiali grafici ancora in loro possesso.
Chi sono gli artigiani Costa di Palazzolo?
I “Costa” di Palazzolo sono un’istituzione. Basti pensare al fatto che sono stati eternati in un proverbio, che i palazzolesi doc ricorderanno con un sorriso: “E chi ti vistienu, i Costa?” – se non sbaglio, si rivolge a chi va vestito particolarmente elegante o, in un certo senso, che si fa notare. I primi Costa ad essere menzionati negli archivi parrocchiali sono Mariano e Pasquale, ricordati come “falegnami” nel 1846 e nel 1876.
La famiglia Costa: Quando inizia la loro attività?
La vera e propria “bottega” dei Costa viene avviata da Paolo (figlio di Pasquale) intorno agli anni Sessanta dell’Ottocento. In seguito, con la collaborazione dei cinque figli Pasquale, Francesco, Salvatore, Sebastiano ed Enrico, Paolo darà vita alla “Ditta Paolo Costa& figli” nel primo decennio del Novecento, poi trasformata in “Arte e Mobilio Paolo Costa & figli”. La ditta viene successivamente ereditata dai discendenti, Vittorio (figlio di Sebastiano) e Paolino (figlio di Pasquale), i quali si occuperanno della gestione comune solo per un paio d’anni, per poi dividere l’azienda in due parti. Oggi Seby Costa, figlio di Vittorio, porta avanti il nome e l’arte di famiglia.
Di cosa si occupavano i primi artigiani Costa?
I cinque figli di Paolo si occupavano soprattutto di arredi per le case private (in particolare i mobili da camera da letto erano i più richiesti), decorazioni lignee per alcune chiese palazzolesi e dell’area iblea, oltre a una piccola ma interessante produzione di apparati effimeri per le feste dei santi, per i funerali o per altri eventi. Ciascuno dei fratelli Costa svolgeva un proprio ruolo nell’attività di famiglia: Pasquale, il maggiore, subentra al padre nella gestione della ditta.
E gli altri fratelli della famiglia Costa?
Francesco era il vero e proprio “artista”, raffinato autodidatta, autore della maggior parte dei disegni giunti fino a noi, rigorosamente firmati e datati; Salvatore e Sebastiano si occupavano di gestire i rapporti con la committenza e il “Negozio” in Corso Vittorio Emanuele, presso il quale erano esposti alcuni dei mobili realizzati dagli ebanisti oltre ad articoli da regalo di importazione; Enrico non prende parte all’attività di famiglia perché muore in giovane età.
Mi puoi parlare dell’importante archivio dei numerosi disegni dell’attività artigianale dei Costa?
Il mio studio è partito proprio dalla catalogazione di circa 500 disegni di bottega, realizzati dagli ebanisti Costa nel tempo: si tratta soprattutto di prove grafiche e modelli per arredi realizzati su cartone o carta da riciclo. La parte più consistente riguarda i numerosi disegni di decorazioni per mobili realizzati da Francesco Costa, che spesso lasciava delle annotazioni o delle indicazioni per la committenza. Il lessico decorativo presente nei disegni – che ritroviamo nei mobili realizzati dagli ebanisti – mescola con disinvoltura gli elementi della tradizione tardo – barocca insieme a delicati motivi liberty: fiori sinuosi si intrecciano alle volute, a testine, angioletti, boccioli, composizioni eleganti e delicate poi tradotte in intagli lignei.
E i disegni preparatori per alcuni arredi sacri?
Ho avuto la fortuna di trovare i disegni preparatori per alcuni arredi sacri, come il rilievo ligneo della Colomba dello Spirito Santo oggi visibile nella porzione superiore dell’altare della Chiesa di San Michele Arcangelo a Palazzolo. O delle vere e proprie “curiosità”, come i ritratti dei quattro musicisti Bellini, Verdi, Puccini e Wagner, realizzati da Francesco Costa per un apparato effimero, forse una “Festa della Musica” che ebbe luogo a Palazzolo. Tramite lo studio dei disegni, la raccolta delle testimonianze orali, archivistiche e l’approfondimento del contesto storico – artistico di quel Liberty che allora animava la Sicilia Orientale, ho ricostruito l’attività della famiglia. La parte più bella è stata senza dubbio quella che mi ha condotto a “scovare” gli arredi rappresentati nei disegni, visitando le chiese del territorio o contattando dei palazzolesi.
Questi artigiani presso quale bottega si sono formati?
Paolo Costa “senior”, fondatore della bottega, si forma presso i fratelli Giuliano, quattro generazioni di abili ebanisti documentati a Palazzolo sin dal 1833. I Giuliano detenevano una sorta di monopolio nella produzione degli arredi, sia civili che ecclesiastici. I Giuliano hanno avuto il merito di influenzare il panorama artistico acrense e le generazioni successive.
Dopo il primo conflitto mondiale avviene una trasformazione. Quale?
La piccola bottega artigiana si trasforma in una attività “industriale”. Nei documenti viene fatta menzione dell’acquisto da parte di Paolo Costa di alcuni macchinari “per l’industria del legno”. Si tratta di una sega a nastro, di una pialla, di una “macchina a olio pesante della forza di cinque cavalli” e un altro motore a olio. Era il 1919. Questi macchinari vengono inizialmente collocati nel laboratorio di Corso Vittorio Emanuele; ma probabilmente a causa degli spazi ristretti, l’attività si trasferisce nei nuovi e più ampi locali di via Macello.
La trasformazione della bottega a cosa si collega?
L’apertura della “segheria” viene autorizzata dal sindaco Girolamo Ferla il 28 settembre 1922. La trasformazione dell’attività è da collegare all’incremento della produzione stessa, alla necessità di rispondere in maniera più rapida alla crescita della domanda degli arredi. Sui registri della Camera di Commercio, gli stessi Costa non vengono più ricordati come “Falegnami” ma come “Ebanisti” e “Vendita mobili”, a riprova dello stacco che separa la loro attività da quella dei predecessori o dalle “semplici” opere di falegnameria coeve.
Quali opere importanti della famiglia Costa si trovano a Palazzolo?
È soprattutto nelle chiese palazzolesi che il ricordo dei “Costa” è più vivo che mai. Oltre al già citato rilievo ligneo, presente nella Chiesa di San Michele Arcangelo, ricordiamo una Consolle realizzata da Paolo Costa nel 1910, conservata presso la Basilica di San Paolo Apostolo.
Le opere presso la Chiesa di San Sebastiano
Ma i nostri ebanisti erano soprattutto dei “sammastianisi”, di generazione in generazione. Proprio la Chiesa di San Sebastiano conserva alcune delle opere più importanti: la “Raricula” e la “Vara che cianciani”, rispettivamente i due fercoli per la processione del Santo, utilizzati ancora oggi. Sempre nella Chiesa di San Sebastiano, sono presenti i due ritratti dei sacerdoti Francesco Corridore e Pietro Cappellani Zocco, entrambi realizzati da Francesco Costa e conservati nella Sacrestia. Probabilmente i Costa collaborarono anche alla realizzazione del maestoso organo: si tratta tuttavia di una questione abbastanza dibattuta, da approfondire a dovere.
Le opere presso la Chiesa di Sant’Antonio
Nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, infine, sono presenti arredi sacri ascrivibili ad un periodo più recente dell’attività dei Costa (anni Sessanta – Settanta del Novecento). Questi arredi sono l’armadio in Sagrestia, l’altare, la sedia presbiteriale e il pulpito. Per fortuna sono ancora presenti numerosi arredi privati, mobili da camera o da sala, conservati da alcuni palazzolesi. Il mio augurio è che queste piccole testimonianze della storia dell’arte del nostro paese possano sopravvivere il più a lungo possibile.
L’immagine in evidenza: Laboratorio della famiglia Costa nel 1922 (da Una bottega artigiana a Palazzolo Acreide: gli ebanisti Costa, in OADI. Rivista dell’Osservatorio per le arti decorative -www1.unipa.it/oadi. fotografia di Bruna Bennardo) e L’immagine della decorazione per gentile concessione di Bruna Bennardo.
Molto interessante!