Un capolavoro dell’arte rinascimentale che in pochi conoscono: a Palazzolo Acreide nella chiesa dell’Immacolata è custodita una Madonna della Grazia di Francesco Laurana, una statua realizzata tra il 1471-72, in marmo bianco di Carrara e che si trova in una nicchia laterale della chiesa. La statua fu commissionata dagli Alagona, che erano al tempo baroni di Palazzolo. All’esterno la Chiesa ha una singolare facciata convessa, mentre l’interno è ad una sola navata con sei piccoli altari, con ricami lapidei.
La statua è stata restaurata e adesso appare nel suo splendore marmoreo di colore bianco, un tempo era invece con più colori, ha una qualità superiore e raffinata rispetto alle precedenti Madonne che lo scultore realizzò. Un capolavoro appunto che non può essere sempre ammirato: difatti la chiesa è purtroppo spesso chiusa, per il problema che presentano molti monumenti e chiese di Palazzolo, spesso inaccessibili, l’assenza di personale o custodi che possano garantirne l’apertura e la fruizione. In questi anni è stato notevole l’impegno della parrocchia di San Michele, dalla quale dipende la chiesa, per assicurare l’apertura dell’edificio. Come sottolinea il parroco don Salvo Randazzo le richieste per visitare questa chiesa sono numerosissime “basta rivolgersi a noi, chiamare il numero della parrocchia o scrivere sulla pagina Facebook, per richiedere di poter vedere la chiesa e la statua e noi lo garantiremo”. Un modo questo che ha permesso così che un edificio sacro come l’Immacolata non restasse abbandonato (numero parrocchia 0931 875574, pagina Facebook parrocchia San Michele arcangelo Palazzolo Acreide).
Tanti anche i momenti di riflessione che sono stati realizzati alla scoperta dell’opera d’arte. Il professore di Palazzolo Santo Valvo, infatti, ha promosso il ciclo “Il racconto dell’arte”, con una serata evento dedicata allo scultore Francesco Laurana e alla sua opera, una conversazione sull’arte di leggere l’arte, tra luci, suoni, colori, immagini, emozioni e conoscere così il grande Rinascimento a Palazzolo Acreide. “La statua, in marmo bianco di Carrara – sottolinea Valvo – si compone di tre parti tra loro separate e sovrapposte: un basamento a pianta ottagonale (alto cm. 29, profondo cm. 40 e largo cm. 53) con la rappresentazione della Morte della Vergine, sicuramente ripresa dal punto di vista iconografico da un mosaico del XII secolo presente nella chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio a Palermo; un capitello di appoggio dello spessore di cm. 6; la statua vera e propria alta cm. 155 e larga cm. 61. La scultura fino al primo quarto del Novecento aveva mantenuto velature di stucco e campiture colorate, sicuramente apposte sulla statua durante il Seicento Barocco, tese a dare una maggiore resa realistica all’opera. Intorno al 1930 la statua fu malamente “pulita” e, se da un lato fu riportata alla forma pura originaria e rarefatta del marmo, dall’altro fu notevolmente danneggiata, dalla raschiatura, in particolare sul volto”. Il professore Valvo chiarisce che l’attribuzione al Laurana si basa fondamentalmente su considerazioni stilistiche di affinità plastica ed espressiva con la “Madonna della Neve”, oggi nella chiesa del Crocifisso a Noto. Quest’ultima è invece firmata e datata dall’autore sul basamento con la scritta “Franciscus Laurana me fecit 1471”. “La statua – aggiunge – proviene dalla chiesa dell’Assunta in Acremonte che si trovava nelle immediate vicinanze del teatro greco. Ce lo conferma la scritta scolpita sul piedistallo istoriato “Sancta Maria dela Gratia de Palazu”.
C’è da dire che la statua straordinariamente esposta lo scorso anno al museo archeologico di Palazzo Cappellani, insieme all’Annunciazione di Antonello da Messina, ha permesso di ammirarla in tutto il suo splendore. Ma il dipinto di Antonello è poi tornato al Bellomo di Siracusa, la Madonna del Laurana è rimasta a Palazzolo. Occorre fare di tutto per tutelarla e rendere l’edificio fruibile, perché anche questo è un tesoro del ricco patrimonio di beni culturali del territorio.