Le città e le contrade dell’area Iblea, Palazzolo, ma anche Siracusa e i suoi monumenti, Eloro, Akrai, Buscemi, Modica, Pantalica, Priolo, Melilli, Noto Antica, Castelluccio, Thapsos e Cava d’Ispica. Oltre cento immagini in bianco e nero, che raccontano la storia di un territorio e dell’archeologia degli Iblei. Fino a gennaio al “Museo dei viaggiatori” di via Maestranza a Palazzolo si può visitare la mostra “Il viaggio di Paolo Orsi negli Iblei. Archeologi e fotografi nella Sicilia Sud Orientale tra il 1882 ed il 1932” che racchiude le fotografie scattate da Paolo Orsi, da Rosario Carta e dai tanti fotografi che arrivarono in queste zone nei primi decenni del Novecento, immagini custodite negli archivi della Soprintendenza di Siracusa.
Si tratta di un allestimento raro e molto significativo, proprio perché finalizzato a ripercorrere idealmente quel viaggio che studiosi e fotografi del tempo fecero su questo territorio. Il percorso scientifico della mostra è stato curato oltre al soprintendente ai Beni culturali di Siracusa, Rosalba Panvini e dal direttore del “Museo dei viaggiatori” Francesca Gringeri Pantano anche dall’archeologa Marcella Accolla. L’allestimento è stato ideato da Salvatore Rizzo, dirigente della consorella di Caltanissetta. La documentazione d’archivio è stata seguita dal personale del Gabinetto fotografico della Soprintendenza: Concetta Carbone, Sara Cicero, Rosalba Lo Monaco, Daniela Marino e Loredana Saraceno, mentre il coordinamento tecnico è stato affidato a Nuccia Alota e Santo Sala. L’esposizione resterà aperta fino al 6 gennaio 2018 e potrà essere visitata tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 19,30.
“La mostra offrirà ai visitatori – ha spiegato il soprintendente Rosalba Panvini – la possibilità di conoscere diversi siti e monumenti dell’area Sud Orientale della Sicilia attraverso le riproduzioni fotografiche effettuate negli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e nella fattispecie si precisa che molti di tali città e complessi si presentano oggi trasformati a causa dell’aggressione edilizia e dell’uso fattone dall’uomo”.