Sant’Egidio a Palazzolo e la fiera degli uomini - itPalazzoloAcreide

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Sant’Egidio a Palazzolo e la fiera degli uomini

Sant'Egidio: Interguglielmi, Eugenio (1850 1911) Sicilia Carusi All’imbocco Di Un Pozzo Della Zolfara, 1899 (da wikipedia)

Un tempo, il primo di settembre, giorno di Sant’Egidio, a Palazzolo vi era l’uso che i garzoni si riunivano in piazza per trovare lavoro. Infatti ci spiega Padre Giacinto Farina che: «nel primo di settembre di ogni anno i nostri villici si portano nella piazza di sopra e s’impiegano co i padroni per tutto l’anno. In quel giorno è festa per tutta quella gente. Festività e veglia della Domenica in albis nella occasione della festa di Maria Odigitria». Una particolarità che deriva dalla tradizione greca consiste nel fatto che era d’uso che i nostri contadini baciavano “la mano nelli nocchi delle dita tanto alla fine della croce, quanto nel bacio della terra”.

Sant'Egidio: Madonna Odigitria venerata presso la chiesa di San Sebastiano
Madonna Odigitria venerata presso la chiesa di San Sebastiano

Sant’Egidio: Il Pitrè

Il Pitrè ci racconta che questi uomini vestivano i loro migliori abiti e li descrive così: «Quasi tutti sono in camicia bianca e pulitissima: qualcuno mette al collo un fazzoletto di seta dai colori vivaci; e tra l’orecchio e il capo un mazzettino di garofani e di basilico». A seconda dell’età venivano identificati con: i “uiari”(bovari) o “carusi” i ragazzi dai 7 ai 15 anni. Vi erano poi i “picciotti” giovani dai 15 ai 25 anni e i “iarzuna”, cioè garzoni, gli uomini adulti.

Sant’Egidio: il personale per la campagna

A seconda della necessità del personale che “u patruni”, cercava per la propria campagna, il padrone chiamava “un vuiaru” o “caruseddu” ragazzetto per custodire gli armenti. Per i lavori meno pesanti o meno importanti della campagna il padrone chamava “u picciottu”; ed infine per accudire alle faccende agricole, veniva chamato “U garzuni”.  Esisteva però una trattativa tra il fattore o massaro e il contadino per l’offerta in soldi che quest’ultimo doveva avere. Concluso ciò il contadino, dice il Pitrè è “addivatu (allogato, ingaggiato). Colui che non veniva ingaggiato, per tutto l’anno era destinato a fare “u iurnataru” e con grande dispiacere perché non riusciva a lavorare per tutto l’anno.

Sant'Egidio: Millet, il contadino che pianta i pomodori da Wikipedia
Les Planteurs de pommes de terre, war-dro 1861, eoullivadur war lien, BostonMusée des Beaux-Arts  
Jean-François Millet — http://www.vente-peinture.com/potato-growers-p-669.html Domani foran

I fortunati

I più fortunati che si erano allogati cioè ingaggiati si riunivano a gruppi di otto o dieci e facevano baldoria per le vie del paese. In alcune stanze, fino ad ora tarda saltuariamente c’è “fischiettu e tammuru” e qui i contadini si divertono danzando con azzardate piroette e “lanciano schiocchi dalle labbra e con le dita delle mani. ‘A cantata a notti’ è la chiusura di prammatica del giorno di Sant’Egidio che finisce ai nuovi albori”.

Lo spazio e il tempo

Molte feste agrarie, dice il professore Luigi Lombardo, si svolgevano in coincidenza con gli equinozi e i solstizi calendariali. All’equinozio si legano le feste che inaugurano il ciclo agrario che inizia con la semina autunnale. Ne è l’esempio la festa di Sant’Egidio sopra descritta e narrata dal Pitrè  e che il popolo chiamava festa di San Ciliu. Quindi il tempo, per essere vissuto, continua Lombardo, doveva essere ritualizzato. Ma anche lo spazio al fine di essere pienamente dominato veniva continuamente (ri)consacrato.  Importanti, dice Lombardo, sono lo spazio dominato e il tempo calendarizzato che sostanziano, attraverso i segni, la memoria.

Immagine in evidenza: Eugenio Interguglielmi (1850-1911), “Sicily – Carusi (boys) before a sulphur mine, 1899″. Vlastnoručně oskenováno Volné dílo

Sant’Egidio a Palazzolo e la fiera degli uomini ultima modifica: 2021-09-15T09:00:00+02:00 da Luisa Itria Santoro

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