Turi Rovella: poeta, drammaturgo, dialettologo - itPalazzoloAcreide

itPalazzoloAcreide

interviste noi palazzolesi

Turi Rovella: poeta, drammaturgo, dialettologo

Cropped Turi Rovella.jpg

Tra i personaggi palazzolesi di rilievo è da mettere in risalto Turi Rovella. Turi Rovella nasce a Palazzolo Acreide nel 1930, ma dall’età di sedici anni inizia ad abitare a Siracusa. Fratello di Giuseppe Rovella, Turi è principalmente un poeta. Quest’anno ricorre il ventennale dalla morte. per questo motivo ho intervistato il mio professore del corso di giornalismo, seguito online, Giuseppe Raudino, il quale è docente universitario (Hanze University of Applied Sciences Groningen, Paesi Bassi) e scrittore. Raudino conobbe Turi Rovella e ne divennne amico. Il professore Raudino è di origini siciliane e precisamente di Siracusa. Ed è a Siracusa che Raudino ha conosciuto Turi Rovella ai tempi in cui frequentava il liceo.

Turi Rovella Liriche siciliane, libro intitolato Casi
Liriche siciliane di Turi Rovella poeta palazzolese

Turi Rovella secondo Giuseppe Raudino

Un galantuomo dotato di una grande simpatia, una persona affabile che sorrideva sempre e sapeva bene come raccontare storie, un uomo capace di profonde riflessioni culturali e attraversato da febbrili ispirazioni poetiche. Turi Rovella aveva questo carisma: sapeva adattare all’istante il tono e i contenuti della discussione a seconda del suo pubblico, spaziando dall’umorismo sferzante al dibattito acceso, dal lirismo colto alla saggezza popolare. Era una persona dinamica, sempre in movimento, sempre pronto ad alternare le ore di isolamento trascorse nel suo studio con una gradita interazione sociale. Aveva in mente sempre un progetto, una silloge da concludere, un articolo da consegnare, una ricerca da approfondire.

Turi Rovella amico

Lo conobbi nel 1996, quando frequentavo l’ultimo anno di liceo. Mio padre si occupava di politica per un partito sicilianista e Turi Rovella simpatizzava per le stesse idee autonomiste siciliane. Ad ogni modo, tornando al nostro incontro, devo premettere che in quegli anni, da buon liceale irrequieto, io scrivevo già poesie. Mio padre, sapendo che Turi Rovella era anche un poeta – oltre che un intellettuale prestato alla politica – me lo presentò. Ricordo il primo incontro, su una panchina di piazza San Giovanni, a Siracusa, non lontano da casa sua e dalle zone da lui battute. Parlammo un po’ di quello che facevo e che mi piaceva fare, di aspirazioni, di progetti, forse anche di qualche lettura.

Turi Rovella e la poesia

Mostrai a Rovella alcuni sonetti, e sono certo che siano stati proprio i sonetti a consacrare la nostra improbabile amicizia – io diciottenne e lui quasi cinquant’anni più vecchio di me. Rovella fu colpito dal fatto che, per esprimere i miei sentimenti, avessi scelto un metro così classico e insolito tra i giovani, notoriamente attratti dai versi liberi delle canzoni di musica pop. Turi Rovella amava la forma del sonetto e proprio in quel periodo era preso dalla scrittura di sonetti in lingua siciliana che sarebbero poi confluiti nella stampa di quei famosi quaderni che regalava agli amici.

Opuscoli di Poesie di Turi Rovella che regalava agli amici
Opuscoli di poesie di Turi Rovella e ultimo libro di Giuseppe Raudino

Vitalità e sacralità

Vitalità e creatività avevano la sacralità come mezzo e come fine. Sulla vitalità non si discute: era un uomo energico e pronto all’azione, alla parola, all’intervento attivo, all’interazione sociale. Questo aspetto di vitalità si riflette in tutta la sua opera. Quanto al caos da cui trarre la parola, anche qui non ci sono dubbi: la creazione, soprattutto quella poetica, consiste nel rendere ordine ciò che è disordine e confusione, nel generare qualcosa di compiuto da una materia informe e insignificante.

Sacralità

La sacralità, invece, ha sempre accompagnato le sue opere. L’atto di scrivere era per lui sacro, e dunque sacro era il mezzo. Ma sacro era anche il fine preposto, la descrizione di uno stato d’animo capace di dialogare con gli eletti che sapevano coglierlo. Perfino le sue ricerche filologiche, dall’onomastica dei cognomi siracusani alle reinterpretazioni allegorico-esoteriche di certe opere della Scuola Siciliana e di quella Stilnovista, avevano l’intenzione di rivelare una sacralità che qualcun altro aveva nascosto dietro a una parola, a un cognome, a un endecasillabo.

Turi Rovella, poeta e drammaturgo

Ho conosciuto Turi Rovella negli ultimi tre anni della sua vita, quando non scriveva più per il teatro. Quelli sono stati anni di intensa attività poetica, di idee annotate rapidamente dietro lo scontrino mentre stavamo seduti a un tavolo di un bar. E approfondite nel verso, nell’endecasillabo, nel sonetto rigorosamente composto in solitudine. Ho notato che gli studi del momento influenzavano le tematiche affrontate nella poesia. Approfondiva un aspetto del teatro classico, mi pareva di scorgere qualche riflesso drammatico degno di Euripide nei suoi versi; se scriveva di Dante, Cavalcanti e Guinizzelli, allora si avvertiva un accento più gentile e angelico nelle sue rime. Diciamo che la drammaturgia in Turi Rovella, negli anni della maturità, si era trasfigurata in cifra, in segno poetico dietro cui si nascondere con sapienza una verità non più rappresentabile, o che forse rappresentabile non lo era stata mai.

Turi Rovella: poeta, drammaturgo, dialettologo ultima modifica: 2019-08-02T09:00:28+02:00 da Luisa Itria Santoro

Commenti

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top
0
Would love your thoughts, please comment.x