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Un archeologo palazzolese: la Grecia e Akrai

Un archeologo palazzolese: Paolo Daniele Scirpo

Il dottore Paolo Daniele Scirpo abita in Grecia ed è un archeologo palazzolese. Da parte del padre  è di origini palazzolesi. Si trasferisce  ad Atene per conseguire il dottorato in Archeologia classica, anche perché da parte della madre è di origine greca. Ha studiato, come archeologo palazzolese, con risultati eccellenti, Akrai, i Santoni e la Sicilia greca, Siracusa, Gela. Il Dottor Scirpo, in questa intervista, mi ha parlato dei suoi studi, di Akrai e di questo periodo cosi particolare.

Dottore Scirpo lei è di Palazzolo, ma abita in Grecia per motivi di lavoro, ma è anche un ricercatore. Di che cosa si occupa?

La mia famiglia da parte di padre è di Palazzolo. Io sono nato e cresciuto a Siracusa ma ho riscoperto le mie radici acrensi che mi accompagnano ancora oggi anche nel mio cammino professionale. Mi sono laureato in Lettere classiche con indirizzo archeologico, a Catania nel 2000. Poi mi sono trasferito l’anno dopo ad Atene, da dove vanto origini da parte di madre. Ho conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia classica presso il più antico ateneo dei Balcani, l’Università Nazionale e Kapodistriana di Atene.

Un archeologo palazzolese : Agora Di Atene (14.04.2019)
Paolo Daniele Scirpo abita ad Atene: Agorà di Atene(14.04.2019) (La foto è di Paolo Scirpo)

Dopo di che cosa si è occupato in qualità di archeologo palazzolese?

Lì, in seguito, ho anche effettuato una ricerca post dottorato che ha proprio per tema lo sviluppo diacronico di Akrai, dalla sua fondazione nel VII secolo alla conquista romana del III secolo a.C. Da anni mi occupo della Sicilia greca, del suo rapporto intenso con la madrepatria ellenica, ed in particolare di quattro apoikiai (colonie) a me care: Siracusa, la mia città natale, Akrai, patria dei miei avi paterni, Gela ed Akragas in quanto fondazioni rodio-cretesi di Sicilia e per questo legate a due altre isole da me amate molto: l’antica Creta e la vigorosa Rodi.

Da archeologo palazzolese, desidererei che mi parlasse brevemente riguardo il “ginnasio  di Akrai”

Nel corso delle mie ricerche su Akrai, basandomi quasi esclusivamente sui risultati conseguiti da illustrissimi predecessori (il barone Judica, Orsi, Bernabò Brea, solo per citare alcuni…) che hanno posto la piccola sub-colonia siracusana nel panorama accademico internazionale, ho potuto raccogliere una messe di dati che fino ad ora non sono stati incastonati una nuova ricostruzione storica della città. Nel mio ultimo lavoro dal quale spero a breve, di trarre una monografia, ho infatti affrontato tra le altre tematiche, la questione della presenza di un ginnasio almeno in età ellenistica. Elemento fondante dell’identità cittadina, veicolo di diffusione della sempiterna paideia greca, il ginnasio ha svolto la funzione indispensabile per la società acrense del III secolo a.C.

Cosa ha proposto riguardo il ginnasio di Akrai?

In un articolo, dedicato alla memoria del prof. Vincenzo La Rosa, mio relatore di tesi, nonché maestro di Archeologia, pubblicato nell’ultimo dei Quaderni, a cura della Società Siracusana di Storia Patria, ho proposto di riconoscere in un’area ad ovest del Bouleuterion, ai margini dell’area pubblica, la probabile collocazione del ginnasio cittadino. Ovviamente una verifica di scavo, effettuata dalla locale Soprintendenza alle Antichità di Siracusa, sarebbe l’ideale per dissipare i miei ultimi dubbi.

Un archeologo palazzolese: Teatro Greco della cittadina di Akrai. (foto ugo Santoro
Teatro Greco della città di Akrai (foto Santoro Ugo)

Stiamo attraversando un periodo buio, in Grecia nella prima fase del lockdown cosa è successo?

Siamo infatti, immersi nell’oscurità e nell’incertezza del futuro, che appare sempre più inquietante rispetto al tranquillizzante passato. Nelle pagine di storia, non si leggono solo fatti d’armi e date da memorizzare, ma si traccia lo sviluppo della civiltà umana, inframmezzate da grandi successi e da pesanti sconfitte. La Grecia che per la Sicilia è da sempre Madre (a volte ripudiata, a volte dimenticata) sta pagando un caro prezzo nell’ultimo decennio. La pandemia del Covid-19 non ha fatto altro che suggellare, come spesso è stato citato, una sconfitta dell’animo ellenico, reo di Hybris (tracotanza, il peggior difetto dell’animo umano).

La prima fase del lockdown

Come la peste di Atene, mise in ginocchio la città attica, privandola di Pericle, il suo capo carismatico, così questa epidemia oggi ha messo a nudo, gli errori di valutazione. Ma anche i problemi irrisolti, le bugie mai svelate che inquinano la società moderna vi sono state anche qui in Grecia. Durante la prima fase, il paese ha eroicamente resistito, chiuso in se stesso, forte degli errori commessi dalle altre nazioni, fra cui l’Italia, nell’affrontare la crisi. Disciplina, spirito di sacrificio e onore che da sempre contraddistinguono il popolo Greco, hanno segnato la riuscita di una politica forse attendista e passiva. Ciò sicuramente è stato efficace per ridurre al minimo il numero delle vittime.

Fino ad oggi cosa è successo?

Ad oggi, solo 153 persone hanno perso la vita, a causa del coronavirus, in tutto il paese. Si è discusso anche sui quotidiani nazionali italiani (Corriere della sera e Repubblica) del perché la piccola (e povera) Grecia sia riuscita meglio di altri paesi ugualmente poveri (Portogallo), piccoli (Belgio) o impreparati (Italia) a scampare la strage. Arduo trovare una risposta univoca…

In Italia è iniziata la seconda fase, in Grecia cosa avviene?

Dal 4 Maggio, anche qui è iniziata la fase 2, ma il governo conservatore di Kyriakos Mitsotakis ha deciso di voler riaprire le scuole di ogni ordine e grado, anche se in maniera scaglionata nel tempo, a partire dal 18 Maggio. E si sta tentando di salvare in extremis anche la stagione turistica, dato che il turismo contribuisce per più di un terzo al PIL ellenico. Si cerca di mettere in sicurezza e di stipulare accordi internazionali per l’arrivo di turisti in località elleniche pronte per eventuali emergenze. Dubito personalmente che si possa fare molto per questa stagione turistica, forse da Settembre, Covid permettendo, si potrebbe vedere qualche risultato.

Un archeologo palazzolese che ha studiato Akrai:Bouleuterion
Akrai: Bouleutrion. Cittàdina studiata da Paolo Daniele Scirpo archeologo

Com’è cambiato il suo lavoro durante la prima fase? E durante la seconda?

Attualmente sono impiegato come bibliotecario alla Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA). Da ente di ricerca all’estero, ha ricevuto immediate istruzioni da parte di Roma per trasformare laddove possibile il lavoro d’ufficio, nell’ormai famoso smart working. Quindi la Scuola, fondata nel 1909 su ispirazione di Federico Halbherr, uno dei padri dell’archeologia italiana, per assicurare ai giovani studenti la possibilità di conoscere dal vivo la Grecia ed il suo immenso patrimonio storico-archeologico, è al momento chiusa al pubblico ma lavora silenziosa in attesa di una nuova alba.

Per terminare un po’ più serenamente e piacevolmente: mi può parlare brevemente dei “Santoni di Akrai”?

Se Palazzolo dovesse vantarsi di qualcosa, non dovrebbe limitarsi ad essere il più bel borgo d’Italia, ma a riscoprire le sue radici uniche ed affascinanti, così come i suoi tramonti o la limpida aria del mattino invernale. Uno dei monumenti che porta il turista a Palazzolo (e spesso ahimé lo fa andar via deluso) è il Santuario della dea Cibele, il complesso rupestre più grande d’Occidente che la lettura popolare ha reso famoso col nome di Santoni. Fiumi di inchiostro sono stati versati da viaggiatori e archeologi per riprodurre, interpretare, spiegare il misterioso santuario della dea.

Quali sono i punti fermi, da archeologo palazzolese, riguardo i Santoni?

Ad oggi, ci sono alcuni punti fermi che vanno tenuti in conto per comprenderne appieno la sua importanza per Palazzolo. Posto sulla via che durante l’antichità univa Akrai alla sua metropoli, Siracusa, accanto a fonti d’acqua e vicino alle necropoli, il santuario è stato impiantato secondo me, alla fine dell’età arcaica. Poi ricevette una monumentalizzazione particolare nel III secolo a.C. da parte di Ierone II, ultimo e compianto re di Siracusa, forse originario proprio di Akrai.

Strada Romana nella zona archeologica di Akrai (foto Santoro Ugo)
Zona archeologica di Akrai: strada romana (Foto Ugo Santoro)

Da archeologo palazzolese: mi spieghi “I Santoni”

Nei dodici rilievi, i cui contorni consumati dal tempo, dalla furia e dall’ignoranza degli uomini, attendono a breve un restauro che possa renderli di nuovo fruibili al grande pubblico, è riprodotta la stessa dea Cibele col suo corteo costituito da Attis, Hermes, i Dioscuri, Hecate. All’estremità del santuario si trovano due aree con altare al centro dove si svolgevano i cruenti e famosi riti della dea, citati dalle fonti antiche. Il forte legame con la Natura, con i monti Iblei in particolare, un profondo senso della sacralità della vita, sia essa l’acqua del fiume Anapo o il torrente Purbella, o la feralità dei campi acrensi, sono i doni che rendono gli Acrensi una comunità fortunata e quasi immune dell’hybris moderna.

Un archeologo palazzolese: la Grecia e Akrai ultima modifica: 2020-05-21T09:00:00+02:00 da Luisa Itria Santoro

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