L’11 maggio è venuto a mancare a Palazzolo Acreide Padre Sebastiano Teodoro. Padre Teodoro è stato a Palazzolo Acreide parroco nella chiesa di San Michele tra il 1950 e il 1968, poi dal 1977 al 1993 nella Chiesa Madre ed infine amministratore parrocchiale di Sant’Antonio intorno all’anno 2000. Personalmente ho conosciuto Padre Teodoro quando, in occasione del mio lavoro per la tesi di laurea in Conservazione dei beni culturali, mi permise di riordinare l’Archivio storico della Chiesa Madre. All’epoca la chiesa era chiusa al pubblico per lavori di restauro. Padre Teodoro mi venne incontro, mi diede le chiavi mi affidò l’archivio dove trascorsi tre anni per l’inventario.
Il ricordo del giornalista Santo Gallo
Il giornalista Santo Gallo, nostro concittadino, ricorda padre Teodoro come amico di tutti e dice: «Ho appreso con tristezza la notizia della scomparsa di Padre Sebastiano Teodoro, un grande sacerdote, sempre disponibile, carismatico, buono, un vero amico di tutti. La comunità palazzolese perde un pezzo di storia della Chiesa locale. E’ stato il mio parroco nel periodo della fanciullezza, nella parrocchia di San Michele, dove esercitava il ministero dottrinale e pastorale. Sotto la Sua guida spirituale ho ricevuto i sacramenti della Prima Comunione e la preparazione alla Cresima. Sono passati più di sessant’anni da allora, non ho dimenticato il suo sorriso, la sua voce, i dialoghi illuminati tutte le volte che mi capitava di incontrarlo in estate a Palazzolo. Fu uno dei primi abbonati al mensile “il Corriere degli Iblei” da me diretto e, nel corso degli anni, ospitai alcune Sue autorevoli opinioni, inerenti le problematiche della collettività cittadina».
Dal libro “Sotto la cupola di San Michele” di Santo Gallo
“Lo ricorderò sempre con immutato affetto – dice Gallo -, dedicando un frammento del mio libro “Sotto la cupola di San Michele” che recita così: “Don Sebastiano Teodoro era il parroco della chiesa, giovane prete, allora, che aveva rianimato nel corso degli anni la parrocchia dedicandosi con impegno non solo verso noi ragazzini, ma anche ai giovani e agli anziani. Aveva formato un ricco oratorio parrocchiale raccogliendo attorno alla sua persona la stima e la solidarietà di tutti coloro che assiduamente frequentavano la chiesa ed il quartiere. Era lui, infatti, ogni anno a scegliere i ragazzi da inserire nel comitato della festa di San Michele. Di solito toccava sempre ai più grandicelli, quelli che avevano terminato le elementari per poi iniziare il professionale o la scuola media”.
Padre Sebastiano Teodoro: Il ricordo di Fulvio Tinè
“Eravamo giovani, –dice Fulvio– quando Padre Teodoro era parroco della Chiesa Madre e della Chiesa di san Paolo. Era venuto dalla Germania ed era pieno di rigore, ma nonostante questo era sempre felice, rideva sempre. Infatti in sagrestia c’era allegria non sembrava di essere in chiesa ma in un bar e si giocava a carte. Dopo le funzioni ci portava al bar di via Garibaldi e offriva una cioccolata calda a tutti. I chierichetti erano tanti, era vicino a noi ragazzi, ci portava al mare e coinvolgeva i ragazzi nelle funzioni. Nel mese di maggio usciva in processione la statua della Madonna Bambina portata da noi ragazzi e ci coinvolgeva a portare il baldacchino utilizzato nelle processioni.
La chiesa Madre era sempre piena di ragazzi
A noi ragazzi piacevano le feste, dice ancora Fulvio, e con questa scusa la chiesa era sempre piena. Anche quando vi erano le quarantore coinvolgeva i ragazzi con funzioni più animate e l’ultima sera organizzava la processione del Signore attorno alla piazza, col baldacchino che veniva portato dai giovani della parrocchia. Per suonare le campane e portare il baldacchino tanti ragazzi venivano in chiesa. E questo era il suo segreto. Quando fu amministratore della Chiesa di Sant’Antonio, intorno al 2000, Padre Teodoro ripristinò la processione dell’Addolorata al Venerdì Santo. Questa tradizione, da parecchi anni era stata interrotta. Si deve ringraziare Padre Teodoro se oggi nel giorno del Venerdì Santo la chiesa Madre è piena di fedeli che partecipano alla Via Crucis cittadina.
Padre Sebastiano Teodoro: Il ricordo della nipote Rita Teodoro
“Mi è stato chiesto un ricordo personale – dice Rita, dello zio Sebastiano-. Che cosa dire che non sia già stato detto in questi giorni? Ognuno porta in cuor proprio Il bene che ha ricevuto da lui. Non si è mai pronti alla perdita di una persona cara, anche se ha vissuto a lungo, anzi si è ricevuta la Grazia di goderne a lungo e quindi i ricordi sono moltissimi e in questi giorni si affollano confusi.
Padre Teodoro e il suo sorriso allegro
Tuttavia sono tutti accomunati da quel sorriso allegro e da quelle braccia aperte con le mani grandi che sapevano donare e che erano la sua caratteristica. Insieme al saluto trainante “Gioventù!!!”.Talvolta lo accompagnavamo in campagna a celebrare la Messa per i contadini e rimanevamo profondamente colpiti dalla sincera gratitudine che gli veniva manifestata. Sono certa che questa – oltre all’insegnamento nelle scuole – fosse la sfaccettatura del suo sacerdozio a lui più congeniale: gli piaceva parlare con semplicità ai cuori semplici.
Lo chiamavamo Zio Sam
Nella ricchezza in affetto che riceveva in cambio riconoscevamo una autenticità che viveva nei racconti che sia papà sia lui ci facevano della loro adolescenza nel quartiere Spirito Santo, dove erano cresciuti e dove le famiglie, per lo più di estrazione contadina come la nostra, si sostenevano e si aiutavano reciprocamente. Zio Sam. Così ci diceva di chiamarlo quando eravamo piccoli.
Padre Teodoro con la sua tonaca svolazzante
“Lo Zio” per tutti, anche per i nostri amici romani che lo hanno conosciuto. Costituiva una gioia per me e per i miei fratelli ogni suo ritorno dalla Germania, quando si fermava a Roma per spezzare il lungo viaggio. Lo zio Sam, appunto, con la tonaca svolazzante portava in famiglia un “piacevole trambusto”, un vortice di novità, di esperienza di vita, di aneddoti che rallegravano le giornate e che, tra una giocata a carte e l’altra con papà, ci suscitavano mille risate e riflessioni. Ci sarebbero tanti e tanti racconti.
Un bravo sacerdote che andava dritto al cuore
Questo è stato LO ZIO: un bravo sacerdote, capace di parlare il linguaggio altrui per andare dritto al cuore, senza perdere la propria identità; un uomo dal carattere “tosto” – sin da piccolo da quello che la nonna Santina ci diceva- ma buono nel profondo, che non ha mai smesso di meravigliarsi della genuinità che spesso la vita frenetica cela in ognuno. Forse era proprio questa la sua peculiarità, che lo ha mantenuto “giovane” fino alla fine: la ricerca negli occhi di ogni interlocutore di quel tesoro nascosto, scoperto il quale nasceva la fiducia e lui si apriva in tutta la sua prorompente generosità …d’animo e non solo! Buon viaggio caro Zio, verso la Meta, su quella strada luminosa che da sempre ci hai indicato. Sarai il “piacevole trambusto” del Paradiso!