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Tiraz, una mostra sul ricamo palermitano

Locandina Mostra

Il 30 settembre 2023 al Museo delle Tradizioni nobiliari si è conclusa la Mostra sul Ricamo intitolata Tiraz. Nobiles officiae in Sicilia. Il laboratorio di ricamo a Palazzo di Seta nella Palermo degli anni 20. Una mostra importante perché, la Signora Titti, direttrice del Museo, ha voluto mettere in risalto un laboratorio imprenditoriale tutto al femminile, in un periodo in cui le donne non potevano lavorare cioè nei primi anni del 1900.

I Tiraz

Il nome Tiraz, proviene dall’arabo e indicava “ricamo”, “ornamento” ed era come ci spiega la Treccani: “nome di stoffe ricamate e rabescate con iscrizioni, in uso presso gli stati musulmani medievali. Era anche la denominazione delle fabbriche in cui tali stoffe venivano confezionate”. Il Tiraz siciliano era una officina in cui si producevano tessuti di alta qualità durante il periodo della dominazione arabo-islamica. Gli spazi per lavorare il ricamo in latino si chiamarono Nobile Officiae e nel periodo Normanno vere officine, gioielli e vanto della corte dei Re. Il prodotto di questi laboratori doveva rispecchiare il gusto del proprietario, ma anche quello dell’artigiano che lo confezionava.

I Tiraz a Palazzo di Seta

Furono due donne che nel 1923 a Palermo in alcuni spazi del Palazzo di Seta, con spirito da imprenditrici fondarono un’attività improntata sul ricamo: Maria Elia De Seta, una donna “bellissima e affascinante”, molto determinata, che viveva tutto molto intensamente e Maria Fortunata De Liberti.Quest’ultima era anche una maestra ed aveva accettato di vivere a Palazzo di Seta per seguire il laboratorio fino al 1938 quando si trasferì nella sua casa. Prima della seconda guerra mondiale il laboratorio cessò di esistere. Maria Fortunata d’accordo con la Marchesa trasferì il laboratorio a casa sua che continuò la produzione fino agli anni ‘60 del ‘900. Fino al 1938 vennero ricamati i corredi delle famiglie aristocratiche di Palermo e di Roma, poi i ricami vennero venduti sia agli antichi sia a nuovi clienti.

La signora Titti Colombo Zabert

La Signora Titti Colombo Zabert è una donna che ha saputo restaurare e valorizzare un palazzo nobiliare palazzolese, il Palazzo Rizzarelli-Spadaro. Dobbiamo darle merito di ciò ed è un orgoglio tutto nostro. Il museo rappresenta una particolarità con un percorso che illustra la storia, gli usi e i costumi di un’antica famiglia di origine francese, attraverso cinque generazioni, dai primi dell’Ottocento fino agli anni ’70 del Novecento. Noi palazzolesi dovremmo maggiormente apprezzare e conoscere di più la signora Titti la quale mi ha parlato di questo laboratorio di ricamo molto importante, durante una mia intervista ed ha risposto alle seguenti domande:

L’importanza della mostra qual è?

La mostra ha voluto rappresentare pezzi di ricamo del laboratorio appunto tutto al femminile. Il laboratorio lavorava per le clienti del tempo per cui i lavori più importanti sono stati venduti alle famiglie aristocratiche del tempo. Ho voluto esporre ciò che è rimasto di quel laboratorio; sono pezzi non importantissimi, ma si è voluto rappresentare tutte quelle tecniche di ricamo che le lavoratrici del laboratorio del Palazzo di Seta utilizzavano.

Marchesa De Seta, (per gentile concessione della Signora Titti)
Marchesa De Seta, ( per gentile concessione della Signora Titti)

Tiraz: Il laboratorio dove si trovava?

Il laboratorio si trovava a Palermo nel Palazzo di Seta, a Piazza della Calza dove abitava la Marchesa di Seta, che aveva deciso, avendo amicizie incredibili e importanti, di aprire questo laboratorio di ricamo per far lavorare le ragazze disagiate di Palermo. Le ragazze oltre a guadagnare qualcosa avevano un mestiere in mano.La Marchesa di Seta era amica del D’Annunzio e di Guttuso. Per il laboratorio di ricamo prese come direttrice la Maria Fortunata di Liberto, che era anche disegnatrice.La Marchesa di Seta portava avanti il settore della clientela. Lei ha avuto come cliente la Ghitta Carell, una fotografa di origini ungheresi, naturalizzata italiana, inoltre ha servito tutta la nobiltà palermitana e siciliana del tempo e non solo.

Maria Fortunata De Liberto (per gentile concessione della Signora Titti)
Maria Fortunata De Liberto (per gentile concessione della Signora Titti)

Tiraz: L’idea della mostra come è nata?

Personalmente ho conosciuto sei anni fa, la nipote di Maria Fortunata di Liberto, che conserva la collezione in mostra qui al Museo. L’anno scorso l’ho ricontattata dicendole che ero interessata a fare una mostra su questi ricami qui a Palazzolo. Il nostro intento è stato di organizzare una mostra più ampia che tirasse fuori la “partenza dei ricami in Sicilia” del periodo arabo-normanno. Lo stesso nome Tiraz, proviene dal persiano tarāz, ornamento, abbellimento. Questa è la prima mostra importante su questo laboratorio e i ricami che ha prodotto, la nipote aveva organizzato qualcosa di piccolo, ma Palazzolo si può vantare di aver avuto una mostra particolare e significativa. Chi mi ha dato una mano è stata l’antropologa Emanuela Gargallo di Castel Lentini, che mi ha aiutato in tutti i sensi, anche per i cartelloni che raccontano la storia di questo settore.

Questa è la prima esposizione importante che riguarda il laboratorio?

Si. Per quanto riguarda i ricami, abbiamo fatto un’esposizione per la prima volta un po’ strana perché abbiamo considerato le lenzuola e le tovaglie come se fossero degli arazzi per poterli osservare e ammirare nella loro bellezza soprattutto per far vedere la bellezza del ricamo. Tra tutti i ricami che si trovano in mostra vi è una tovaglia con un disegno Art Deco (o Decò), il quale è stato un fenomeno del gusto che interessò sostanzialmente il periodo tra il 1919 e il 1930 in Europa e che riguardò le arti decorative, le arti visive, l’architettura e la moda.

Particolare di un lenzuolo proveniente dal laboratorio
Particolare di un lenzuolo proveniente dal laboratorio ( per gentile concessione della Signora Titti)

Che tessuto veniva utilizzato per i ricami?

Una tovaglia mette in evidenza che era stata ricamata dalle lavoranti del laboratorio, perché le ragazze ancora non avevano la mano perfetta, e le imperfezioni ancora si notano. Inoltre ho fatto osservare a chi è entrato la qualità dei tessuti, per cui ho messo in evidenza il lino utilizzato negli anni ’20-’30 del 900, prima dell’autarchia, perché dopo doveva essere utilizzato solo il lino italiano. Il laboratorio utilizzava molto lino delle Fiandre. I disegni sono molto esotici, perché il periodo era quello del colonialismo. Ho messo in mostra sia i disegni che le stoffe realizzate con quel disegno. Ogni cosa è legata alla storia del tempo.

Il Palazzo Rizzarelli-Spadaro

Sono pienamente d’accordo con ciò che Luca Bergamin, in un suo articolo intitolato Palazzolo Acreide, il paese dei musei, degli artisti e del teatro antico (ma giovane), pubblicato sul Corriere della Sera online il 14 maggio 2022, di Titti Zabert dice: “Ad Augusta Zabert spetta invece il merito di avere aperto a  Palazzo Rizzarelli-Spadaro l’interessante e versatile Centro Espositivo Museale delle Tradizioni Nobiliari. Oltre ad avere innovato in chiave contemporanea l’arte del ricamo barocco tanto da partecipare a esposizioni in tante nazioni, con la sua passione e preparazione nell’interior design, questa donna volitiva e colta ha profuso infinite energie nel propiziare il recupero di molti palazzi storici della cittadina iblea”.

Tiraz, una mostra sul ricamo palermitano ultima modifica: 2023-10-17T15:35:14+02:00 da Luisa Itria Santoro

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