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Racconti di Natale, Bellacometa. Recensione

Copertina Bellacometa. Racconti di Natale di Luigi Lombardo

Bellacomenta, racconti di Natale (Le Fate editore, 2022), di Luigi Lombardo è un testo tutto Natalizio. Sono dei racconti in cui, come dice l’autore, “è come essere in un presepe, in cui ci siamo da sempre, anche ognuno di noi”. Inoltre il prefatore al libro Carmelo Arezzo scrive: «In questi racconti di Natale, Luigi mescola la sua frequentazione narrativa popolare. Il suo bagaglio di demopsicologo, lo scrigno sconfinato della tradizione e la musicalità elegante del dialetto». Luigi Lombardo è un etno-antropologo, il nostro storico palazzolese per eccellenza. I suoi racconti sono stati recensiti da uno studioso avolese Corrado Di Pietro, autore di libri di saggistica etno-antropologica, di poesia in italiano, in dialetto siciliano, e di narrativa. Con una scrittura eccellente e con parole che esaltano poesie che si affacciano alla realtà popolare, alla fede e al vangelo. Ecco la recensione di Corrado Di Pietro.

Racconti di Natale: recensione di Corrado Di Pietro

In una edizione elegante e preziosa, bianca di copertina e di interni, arricchita da incantevoli acquerelli di Maria Ferrara, sono stati raccolti otto racconti di Natale di Luigi Lombardo, il noto studioso siciliano di etnoantropologia e di storia dell’area degli Iblei. È un’opera strana e singolare, metafisica e agropastorale, che mischia con una sapienza infinita il mito, la fede popolare, il vangelo, la favola e il sogno. Al centro di questi otto “incantamenti”. Come a me piace definirli, vi è il Natale e soprattutto la sua rappresentazione presepiale, come è stata elaborata dalla cultura popolare.

Acquarello dell'artista Maria Ferrara
Acquerello dell’artista di Maria Ferrara

Non di certo il Natale intimo e liturgico della Chiesa o il presepe appariscente e fulgido della cultura commerciale di oggi. Il presepe di Lombardo è quello dei pastori di terracotta e del muschio raccolto in campagna e della Cometa realizzata magari con la carta argentata e di tutti quei personaggi presi a prestito dalla vita paesana; ambienti e figure che sacralizzavano per tutto il periodo del Natale un angolo della nostra casa, un tavolo o un buffet, dove la natività di Gesù raccoglieva un tempo i membri della famiglia.

Luigi Lombardo ha preso spunto da questi ricordi ancestrali, da questa mitologia sacra intrisa di una profonda e ingenua fede per realizzare un suo personale presepe in cui accadono miracoli di viaggi astrali di comete (Bellacometauno), di aquiloni che svincolati dal laccio girano per il cielo. E fanno poi luce e strada ai Magi d’oriente (Bellacometadue), di nascite portentose (Strane nascite), di incantesimi e stralunate innocenze di personaggi semplici e puri (Sebastiano), di Salvatore il dolciere che realizzò un cuore grande di marzapane per il suo padrone e che divenne poi il simbolo del natale.

Ma questo mondo di così alta poesia non è solo descrittivo anche se ci si lascia trasportare e meravigliare da una scrittura estetizzante, in cui dialetto e lingua si mischiano in una sintassi onirica e memoriale, una specie di fascinoso embrione in cui si sviluppa lo stile dei cunti della nostra terra. C’è, in questi otto incantamenti, un sottofondo morale e fideistico che rimanda alla religiosità popolare. E al mito salvifico del capro espiatorio, così caro a molte delle culture mesopotamiche e a quella ebraica in particolare.

 In Strane nascite accade proprio questo: una capra ancora giovane e molto bella partorisce un figlio. E’ un capretto o un bambino in carne ed ossa? È il bambino divino dell’annunciazione o è il capro espiatorio in cui si riverseranno i peccati dell’umanità. O tutte e due le cose insieme, nell’unica natura miracolosa dell’incarnazione? Così è anche in Salvatore, cui abbiamo fatto cenno. Il cuore nel quale il pasticcere depone il Bambinello ci indica l’unica strada che possiamo percorrere se vogliamo salvarci. Quella della purezza e del buon sentimento. Solo la purezza del cuore ci porta all’incantamento. Alla meraviglia che ci fa restare alluccuti – come dice lo stesso scrittore – davanti non solo a Gesù, nella notte magica del Natale, ma anche davanti al mondo e alla vita, veri miracoli di una perpetua nascita.

Lombardo corre con sapienza sui binari del simbolo e della metafora e conduce il lettore in quel cielo di abissi infiniti e di stelle comete. Dove potremmo perderci o ritrovarci, secondo il grado della nostra fede. È proprio la fede che mischia le carte. Realtà e finzione si intersecano e si alimentano vicendevolmente ed è bello perdersi in questa dimensione di poesia in cui ancora una volta la bellacometa può guidarci.

Recensione intrisa di cultura

Certamente, alla recensione di Corrado Di Pietro, intrisa di cultura, mitologia, fede, nulla si può aggiungere. Tranne che gli scritti di Luigi Lombardo suscitano forti emozioni quando si mostrano comete e aquiloni che illuminano la strada dei magi. Quando rievocano tempi in cui la famiglia si riuniva attorno a un tavolo e ad un buffet, durante la notte di Natale. E quando viene fuori la storia della nostra terra che suscita nel lettore nostalgia per qualcosa che non può tornare più. Alla nostalgia che sorge dai ricordi, segue l’invito alla purezza e ai buoni sentimenti nella strada da percorrere.

Racconti di Natale, Bellacometa. Recensione ultima modifica: 2023-12-27T09:00:00+01:00 da Luisa Itria Santoro

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