Come ogni anno il mese di maggio è dedicato alla Madonna e si recita il Rosario in siciliano. È anche il mese in cui a Palazzolo si festeggia la Madonna dell’Odigitria presso la chiesa di San Sebastiano. Il culto dell’Odigitria nasce in Oriente, a Costantinopoli, per opera di Pulcheria nel 330 circa. La devozione all’Odigitria venne portata in Sicilia dai soldati siciliani dell’esercito imperiale, i quali avevano partecipato ad una battaglia contro i Turchi a Costantinopoli. Il culto si propagò in tutta l’isola. A Palazzolo Acreide la Madonna dell’Odigitria fu proclamata patrona. I palazzolesi spesso ricorsero al patrocinio dell’Odigitria per ottenere grazie e favori.
Significato del nome della Madonna Odigitria
Il nome Odigitria ha un significato importante per noi cristiani perché vuol dire “Guida nella via”. La Madonna dell’Itria è la nostra guida verso il Figlio redentore, perché in quanto mamma di Gesù è la mediatrice più idonea tra l’uomo e Dio, tra l’uomo e Gesù il Redentore. Luigi Lombardo, noto antropologo palazzolese, scrisse in un suo libro intitolato Patrona Palatioli (Utopia edizioni, 1992) che “fino al 1688 patrona di Palazzolo era stata la Madonna Odigitria. Ma in questa data essa fu sostituita con San Paolo. Gli abitanti del quartiere di San Sebastiano ritennero illegale tale elezione e continuarono a considerare l’Odigitria come unica patrona, perché reale. Tanto che i Sansebastianesi scrissero sul fercolo Patrona Palatioli”.
Il sacerdote Matteo Catalano e la Madonna Odigitria
Il culto devoto verso la Madonna Odigitria fu introdotto a Palazzolo dal sacerdote Matteo Catalano. Infatti il Piazza, descrive Catalano come un “gentil’uomo siciliano, persona di molto credito e molto inclinato alla devozione di donare molte delle sue facoltà per erigere una confraternita della Nazione Siciliana sotto titolo di Santa Maria di Costantinopoli, a Roma cui fu dedicata la chiesa il 15 agosto dell’anno 1595”.
Il sacerdote Matteo Catalano a Roma
Matteo Catalano apparteneva ad una famiglia benestante palazzolese, sacerdote e dottore in legge. Difatti egli si trasferì a Roma forse richiamato da parenti facoltosi, i quali erano intenzionati a promuovere la carriera del Catalano perché possedeva una notevole preparazione umanistica. Antonio Lo Duca e san Filippo Neri, influenzarono molto la vita romana di Matteo Catalano, il quale proprio a Roma fondò la chiesa dell’Odigitria con annesso l’ospedale.
La chiesa dell’ Odigitria a Roma
Scrive Vincenzo Teodoro che Matteo Catalano attribuì molta importanza, per la formazione cristiana dei suoi concittadini, alla fede e alla devozione verso la Madonna dell’Odigitria, venerata come patrona a Palazzolo Acreide nell’antica chiesa di san Rocco, poi dedicata a san Sebastiano. Matteo Catalano coltivò questo amore verso la Madonna Odigitria anche nella città papale, cioè a Roma.
La tradizione della Madonna Odigitria attraverso le immagini
Secondo la tradizione agiografica l’Evangelista San Luca, pittore, ritrasse dal vivo la Madonna quando scrisse il Vangelo. Luca quindi produsse alcune immagini dalle quali deriverebbero tutte le forme tradizionalmente ammesse al culto. Quelle effigi raffigurerebbero le sembianze veritiere della Madonna dalle quali derivano le due Madonne denominate Orante e Nikopoia. Dalla fusione di queste due immagini con la variante di Gesù Bambino in piedi davanti la Madonna deriverebbe la vera effigie della Madonna d’Itria di Costantinopoli.
L’mmagine dell’Odigitria in Sicilia
In Sicilia, però l’immagine dell’Odigitria è assai diversa, essendo rappresentata seduta su una cassa, portata a spalla da due santi monaci, chiamati Calogeri. L’immagine richiama la fuga degli iconoduli(chi ha difeso le sacre immagini) bizantini che scamparono all’iconomachia (chi combatteva il culto delle immagini), cercando di salvare le icone portandole in Sicilia, sottraendole all’iconoclastia.
La protezione di Maria SS. Odigitria
Il culto a Maria Ss. Odigitria mirava ad accrescere nei fedeli palazzolesi e romani molte speranze: –Speranza col patrocinio di Lei di essere liberati dalla fame, dalla peste, dai terremoti, dagli uragani e da ogni male spirituale. -Speranza che ogni devoto dell’Odigitria sia un perfetto cristiano, ubbidiente alla voce del Papa, del vescovo, dei parroci, dei sacerdoti. Che la Madonna dell’Odigitria sia per tutti scala mistica per arrivare alla gloria del cielo. -Speranza che grazie al suo patrocinio possa affrettare, come dice padre Carmelo da Licodia, “il trionfo della pace di Cristo nel regno di Cristo”.
Il culto dell’Odigitria a Palazzolo oggi
Oggi il culto dell’Odigitria non è più sentito come un tempo. Anzi la devozione dei palazzolesi alla nostra Patrona di un tempo si è persa. Credo che sia necessario rivalutare questa devozione ripristinando una festa che un tempo era, come dice Lombardo, “un rito di straordinaria significazione antropologica con le sue accensioni di fuochi, detti farati, non solo al fine di illuminare meglio il paese, ma anche con chiare valenze simboliche e comunicative. La festa, per tutto il settecento, restò gaia, rumorosa, ricca”.