Varie sono le personalità di spicco a cui Palazzolo Acreide ha dato i natali. Tra queste, sicuramente una delle più importanti, è quella del cardinale Francesco Carpino. Conservatore ma aperto alle nuove inclinazioni della modernità, dopo soli tre anni di incarico, si dimise dall’arcivescovato di Palermo in favore di un candidato più giovane, anteponendo, come sempre, il bene della Chiesa alla sua ambizione.
Una vita tra Palazzolo, Palermo e Roma
Francesco Carpino nacque a Palazzolo Acreide il 18 maggio del 1905 e si avviò giovanissimo agli studi umanistici al seminario di Noto. Ben presto si trasferì a Roma, dove conseguì lauree in filosofia e teologia, e la licenza in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense. Appena ordinato sacerdote, il 14 agosto 1927 fu destinato alla chiesa Madre di San Nicola nella nativa Palazzolo Acreide. Successivamente diventò professore di teologia sacramentaria alla Pontificia Università Lateranense, ruolo che ricoprì fino al 1951.
Il suo temperamento mite e pronto al dialogo, soprattutto con le nuove generazioni, non passa inosservato presso il Vaticano. Papa Pio XII, infatti, gli assegna il ruolo di coadiutore dell’arcivescovo di Monreale Ernesto Filippi. L’anno successivo, nel 1952, gli succedette sul seggio, dopo essere consacrato vescovo dell’arcidiocesi titolare di Nicomedia. Nel 1963 gli viene assegnato un altro compito di grande prestigio personale: è, infatti, il segretario del conclave in cui viene eletto Paolo VI.
Nel 1967 arrivano le nomine a cardinale presbitero di Santa Maria Ausiliatrice in via Tuscolana ed arcivescovo di Palermo. Da questo ruolo, tuttavia, si dimise solo tre anni dopo per lasciare il posto ad un vescovo più giovane. Tornò così a Roma, dove assunse altri incarichi presso il Vaticano e diventò cardinale vescovo di Albano nel 1978. Scomparve proprio nella capitale il 5 ottobre 1993 e la sua salma si trova nella cappella di Santa Cristina nella Cattedrale di Palermo.
Una decisione per il bene della Chiesa
Quando Francesco Carpino beneficiò della nomina ad arcivescovo di Palermo, la decisione sorprese i palermitani. Il suo carattere mite e la sua tendenza a parlare in pubblico con toni moderati e serafici spinsero i fedeli palermitani ad apprezzarlo e a gioire per il suo incarico. Profonda era anche la contrapposizione con il cardinale Ruffini, a cui Carpino succedette, che era una personalità molto forte e decisa, che si prodigò per i poveri e gli ammalati con decisione e, a tratti, invadenza. Le dimissione del cardinale palazzolese non stupiscono, se si pensa alla sua personalità altruistica e sempre votata al bene supremo. Eletto sessantaduenne, infatti, pensò che quel compito dovesse essere svolto da un personaggio più giovane, con più tempo davanti a sé per programmare il futuro dell’arcidiocesi.
Anche se di spirito profondamente conservatore, si mostrò sempre aperto al dialogo con gli altri membri della Conferenza episcopale siciliana. Il contesto di omertà riguardo alla mafia siciliana lo spinse spesso a mostrare la sua insofferenza verso questo mentalità malsana, tenendo sempre quella moderazione che gli evitò di entrare in circuiti troppo pericolosi. Un uomo del suo tempo, insomma, che seppe ben gestire le criticità della sua terra, che con un carattere più ambizioso avrebbe raggiunto anche incarichi di maggior prestigio. Ma non erano queste le ambizioni di questo uomo di Chiesa, che al bene della Chiesa dedicò la sua vita.