Una materia all’Università, chiamata Esegesi delle fonti d’archivio per la storia dell’architettura della città, mi impegnò, a suo tempo, a svolgere una piccola tesi che riguardava la commissione degli stucchi della chiesa di San Sebastiano a Palazzolo Acreide. La commissione degli stucchi avvenne tra il 1783 e il 1784. I procuratori della chiesa di San Sebastiano e Gioacchino Gianforma di Catania stilarono un documento dal quale, rileggendolo, si scopre il gusto architettonico dell’interno della chiesa.
Nota storica
Nei primi anni del milleseicento la chiesa di san Sebastiano venne ampliata. I procuratori chiesero al vescovo di ordinare ai confrati di avere in cura la chiesa in costruzione. Nel 1642 la confraternita richiese il riconoscimento di chiesa sacramentale, parrocchiale e coadiutrice della Chiesa Madre, concesso nel 1664. In quest’anno la confraternita promosse la proclamazione della Madonna dell’Itria come patrona di Palazzolo. Nel 1693, in seguito al terremoto, la chiesa di san Sebastiano subì dei danneggiamenti. In una supplica al vescovo si riferì di imminenti pericoli delle fabbriche.
I capimastri
Un tale “mastro Giuseppe” ricostruì l’ala sinistra della chiesa, con il compenso di onze 10, come riferisce un atto del 1701. Per la ricostruzione di questa parte della chiesa occorsero cinquant’anni. Si conoscono i nomi di alcuni capimastri che si avvicendarono nella ricostruzione della chiesa. In particolare lo stile architettonico pare che sia del capomastro Gagliardi. La facciata è opera del Diamante e il portale è attribuito al netino Paolo Labisi.
Gli stucchi della chiesa di San Sebastiano
L’operaio Gianforma nel documento sopra citato, descrive in maniera dettagliata “come deve stuccare e rifare la nave, i putti, le colonne, il cappellone”. Inoltre, dice Tonino Grimaldi, in un suo articolo pubblicato in Studi Acrensi (II-1984-1995) e intitolato La facciata della chiesa di San Sebastiano, che “il Gianforma propose delle modifiche, come per esempio, riformare nel disegno gli ornamenti” che si trovavano nelle vele degli archi e che dovevano essere ornarti a piacere dei procuratori. Questi dovevano pagare per i lavori 220 onze. Inoltre i procuratori si impegnavano a fornire il materiale per stuccare la chiesa. Grimaldi ritiene che durante i lavori “qualcosa non sia andato per il verso giusto, perché alcuni stucchi non furono completati”. Per questo motivo nacque, probabilmente, una controversia tra il Gianforma e i procuratori.
Completamento della chiesa
Gli affreschi che ancora oggi ammiriamo sulla volta della navata centrale completano e arricchiscono gli stucchi del Gianforma. Gli affreschi furono realizzati nei primi anni dell’Ottocento. Padre Giacinto Farina nella sua Selva dice: “Ottimi sono i quadri della volta e pregevolissimo è il “cassarizzo”. Inoltre descrive il cassarizzo come la migliore opera della chiesa di San Sebastiano e il miglior casserizzo di tutte le chiese di Palazzolo riguardo alla scultura, al disegno e all’ espressione delle statuette”.